I condizionamenti politici e sociali imposti dalla Pandemia, hanno dato luogo a una serie di analisi che puntano a ridefinire un sistema politico e sociale in grado di far ripartire il paese. L’ idea di fondo è una rivalutazione del ruolo dei cosidetti ruoli intermedi, per superare lo stato di estrema debolezza dei partiti.
Forse sarebbe utile rivedere come siamo arrivati a ciò, che al di là dei partiti è la totale subordinazione della politica all’economia ovvero al mercato. La questione trova radici nella fine della cosiddetta prima Repubblica dove nel generale sputtanamento della politica, prendono piede quali figure credibili nella gestione della cosa pubblica il docente universitario e la figura dell’imprenditore “prestati” alla politica.
Nel frattempo l’elezione diretta di presidenti di regione e sindaci ha già prodotto il progressivo indebolimento delle assemblee elettive; sotto la spinta degli imprenditori sindaci (salvo qualche rara eccezione) e le task force di cui si muniscono tutto diventa azienda, il Comune azienda, l’ospedale azienda, quasi un processo di aziendalizzazione della società e cominciamo a essere governati dagli algoritmi. I partiti divengono comitati elettorali e la politica si riduce a pura amministrazione, (fa specie sentire ora da più parti lamentate l’assenza di una visione di sviluppo futuro del paese).
Viene progressivamente perso e abbandonato il fattore della forza della rappresentanza che è la base da cui un partito dovrebbe trarre la propria forza politica. Alla perdita di rappresentanza si pensa di sopperire con l’ingegneria delle leggi elettorali, da qui alla nomina di premier non eletti (Monti Renzi Conte) il passo è breve.
Il virus impietosamente ha messo ancor di più a nudo, debolezze e incapacità di tale situazione politica unitamente all’inefficienza dell’apparato burocratico. Ora qualcuno che nel susseguirsi di tali stagioni politiche, ha ricavato sempre tutto e di più, riscopre la “democrazia negoziale” sulla base di accordi tra i corpi intermedi, per cui la risposta alla crisi della rappresentanza politica dovrebbe essere la rappresentanza degli interessi.
Certo a guardare gli equilibri nella rappresentanza degli interessi presenti nelle liste dei partiti e di conseguenza nella composizione delle diverse assemblee elettive, possiamo già immaginare la ripartizione delle risorse in discussione per la ripresa dello sviluppo del paese.