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Il Premier Giuseppe Conte agli Stati Generali

Recovery: ma quali festeggiamenti, quando la Germania manda gli olandesi…il menù siamo noi

Nei corridoi dei palazzi di vetro di Bruxelles circola un detto: “Quando la Germania è contraria a una proposta ma è disposta a negoziare manda avanti i finlandesi. Quando invece è decisa a non trattare manda avanti gli olandesi”.

Ciò ci fa capire come siamo ancora tanto lontani da un accordo europeo sugli aiuti economici ai Paesi più colpiti dal Covid-19. La roboante proposta della Commissione europea, accolta frettolosamente con giubilo da alcuni europeisti italiani, non riesce ad ottenere il via libera dai Paesi cosiddetti “frugali”: Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Austria a cui si aggiungono ad intermittenza i Paesi baltici, la Finlandia e in maniera meno visibile ma decisiva la Germania.

In questi giorni il Primo Ministro olandese Mark Rutte (liberale e alleato in Italia con Italia Viva di Matteo Renzi) dalle colonne del Corriere della Sera afferma: “all’Italia solo prestiti, non soldi a fondo perduto”. Gli fa eco il Primo Ministro svedese Stefan Löfven (socialista e alleato in Italia con il PD di Zingaretti) che, non solo chiede che non vengano dati assolutamente soldi a fondo
perduto, ma pretende per i prestiti delle rigidissime modalità di rimborso. Sulla stessa lunghezza d’onda Danimarca e Austria, il cui Primo Ministro Sebastian Kurz ha pubblicamente dichiarato “ma come facciamo a dare dei soldi a fondo perduto all’Italia se poi li spendono con il reddito di cittadinanza e il bonus vacanze?”.

In questo la Germania, ora presidente di turno dell’Unione europea, gioca un ruolo da equilibrista: pubblicamente cerca di mediare tendendo una mano ai Paesi del Sud europa, dall’altro strizza l’occhio ai “frugali” importanti alleati dei tedeschi su altri
numerosi dossier determinanti europei. La frattura europea che a Bruxelles si tenta di sanare però è profonda più di quello che possa sembrare.

Alcuni Paesi UE, che dovrebbero appartenere alla nostra stessa famiglia, hanno messo gli occhi addosso ad alcuni asset strategici italiani ora in difficoltà economica. Ecco perché non si può non ricordare la relazione del Copasir (il Comitato della Camera dei deputati per il controllo dei servizi segreti italiano) che ha allertato il governo da possibili operazioni ostili nei confronti di
nostri asset strategici, non solo da parte di cinesi (come c’era da aspettarselo), ma anche da parte di altri Stati europei, ad esempio francesi. Non proprio un segnale di grande fratellanza europea.

Certo, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha chiesto ufficialmente scusa dei ritardi negli aiuti e il Commissario alla Concorrenza Margareth Vestager ha immediatamente abolito le restrizioni per gli aiuti di stato permettendo così a Stato e Regioni (come nel caso del Friuli-Venezia Giulia) di poter aiutare le proprie imprese in difficoltà. Anche il totem sacro ai Paesi del nord Europa, il fiscal compact, è stato temporaneamente sospeso. Ma tutte queste sospensioni dei rigidi paramenti rischiano di essere ristabilite nel prossimo futuro, come ricordato dal potente Commissario all’Economia, il “falco” Vladis Dombrovskis.

Molti media italiani inoltre, hanno sottovalutato una frase detta dal Presidente francese Emmanuel Macron detta durante una conferenza congiunta con la Cancelliera Angela Merkel: “Non c’è nessun accordo europeo se prima non c’è intesa franco-tedesca”. Ecco, ascoltando queste parole di questi due leader nazionali, viene in testa un vecchio detto della diplomazia turca: “se non sei invitato a una cena importante, controlla la lista del cibo. È possibile che tu sia sul menu.”

Forse questo detto dovrebbe essere ricordato di più anche in Italia affinché sia chiaro che anche per noi italiani è arrivato il momento comprendere quanto sia importante affrontare l’approccio del nostro Paese in Europa dal nostro punto di vista e non dal punto di vista di qualcun altro.

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