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Ho fatto un sogno…era la Trieste del futuro: ecco cosa ci sarà

Ho fatto un sogno. Era la Trieste del 2040. L’antico scalo asburgico non si chiama più Porto Vecchio ma “Trieste 2”. Alle spalle del Molo IV spunta l’Ursus: l’antico pontone gru, un tempo relegato a mera archeologia industriale e quasi affondato da bora e marosi, fa salire 50 persone all’ora sul nuovo ascensore per ammirare la vista del Golfo dalla sommità. Lungo gli 8 chilometri di piste ciclo-pedonali sfrecciano pattinatori, runner e amanti della mountain-bike. I meno atletici, invece, fanno la fila davanti alla cassa dell’ovovia che, dal piazzale antistante il palazzo delle Generali, schizza via con le sue cabine lungo la dorsale della città nuova.

Riverberi d’argento sul mare e riflessi viola dalle nuove vetrate a specchio: sono i nuovi edifici sulla linea di costa, diventati sedi direzionali, uffici ma anche bar e ristoranti sul mare. Ammiro tutto da una barca a vela, quelle imbarcazioni che ora si possono noleggiare al desk pubblico della “Città dello Sport”: quello sterminato campo sportivo sorto sulle ceneri del terrapieno di Barcola. Basket, pallavolo, pattinaggio, canottaggio, ginnastica e una parete d’arrampicata all’altezza del Faro della Vittoria (ora illuminato a led, con la proiezione del marchio “New Tergeste”, di notte, sulle onde di Barcola).

Il bacino del Molo Zero è un brulicare di barche a vela e yacht: è il nuovo marina con albergo a 5 stelle. Dietro spunta “La Vuelta”: così è stata battezzata la copertura del ristorante multietnico sorto alla sommità del Magazzino 26. La moderna e avveniristica area ristoro che fa da cappello enogastronomico al polo museale che svela gli antichi segreti della marineria austroungarica, i segreti scientifici dell’Immaginario e pure la nuova ala dedicata ai grandi squali pescati nell’Adriatico negli ultimi cento anni.

Non solo pesci della memoria ma anche quelli in “pinne ed ossa”: al posto dell’Adriaterminal, spostato in porto nuovo, c’è il nuovo acquario. Ospita la più grande vasca singola del Mediterraneo. Dentro nuotano squali tori, razze, pinguini e pesci luna. Vedo i bambini rincorrersi lungo le nuove Rive mentre, finalmente, la Sovrintendenza ha dato il via libera – ci sono voluti 18 anni pare – a un edificio fuori dagli schemi. Dopo l’archistar Guillermo Vasquez Consuegra, che si è occupato del Museo del Mare e della piscina terapeutica “Theresianum”, il nuovo complesso architettonico sarà affidato a Santiago Calatrava, la penna che disegnò la famosa Città della Scienza di Valencia.

Una forma mai vista, ispirata alla bora, che sarà illuminata da terra e dal mare e diventerà il nuovo simbolo di Trieste. Come si chiama? “SE POL”.

 

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