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Luca Zaia: la Ferrari in garage ha già vinto le prossime elezioni, ma quel treno per Roma…

di Frankenstein

Diciamolo subito, Luca Zaia vincerà le elezioni regionali. Le certezze nella vita, d’altronde, sono poche, ma chiare. La legge di Newton sulla gravitazione universale, la Juventus perdente in finale di Champions League, le polemiche su Sanremo. E Luca Zaia che vince le elezioni regionali. Il balletto polemico sulla sospensione della democrazia per il mancato voto estivo lascia il tempo che trova.

A luglio come a ottobre, non ci sarà scampo per gli avversari. Nemmeno la bagarre di questi giorni e il braccio di ferro con il professor Crisanti, ad uso e consumo dei suoi detrattori, potrà accorciare l’abisso tra Zaia e gli altri. Pensateci: la scivolata colossale sui cinesi che mangiano i topi vivi, con annessa crisi diplomatica sfiorata, avrebbe steso chiunque. Lui no. Il Doge veleggia attorno al 90 % di consensi in Veneto, ultimo sondaggio pubblicato sul Gazzettino, e fa breccia dappertutto, non solo nei cuori grondanti verde Carroccio. Ma lo scarto stavolta sta nei confini. Se digitate il suo cognome su Google, potrebbe essere il più cercato degli ultimi tempi a livello nazionale, forse solo dopo Giuseppe Conte. Forse.

Ne è passata di acqua sotto i ponti per il governatore al quale un insospettabile come Marco Travaglio ora vorrebbe affidare il comando del “Lombardo-Veneto”. C’erano tempi in cui faceva sorridere quel “Luca Zaìa” con accento storpiato dai tg nazionali, che per la prima volta avevano a che fare con il Ministro per le politiche agricole nato a Bibano di Godega Sant’Urbano. Adesso
l’accento va al posto giusto, Zaia è l’oggetto del contendere di politologi e affini. E qui sta il punto. Vincerà a man bassa le regionali, e poi? Davvero l’ultima fermata è Palazzo Balbi? Ben prima dell’emergenza Coronavirus gli scenari e le strategie nella Lega mostravano fermento. C’erano da affrontare il post Papeete e gli errori pacchiani di Salvini, il nome di Zaia rimbalzava di qua e di là. Ipotesi tra le più accreditate: il Doge a Roma, dopo aver lanciato Erika Stefani come sua delfina alla guida del Veneto. Ma il Capitano – si diceva poi – non cederà mai il trono.

Altro scenario sentito con queste orecchie da alcuni vertici della Lega regionale: Salvini ha capito che è pericoloso fare al tempo stesso il ministro/premier e il segretario di partito, gli riesce meglio il secondo, con felpa e twitter a portata di mano. Perciò fa un passo di lato, resta segretario e battezza Zaia come candidato premier. Tutto ciò avveniva prima del disastro globale che ha cambiato per sempre le nostre vite. E che, vista le gestione dell’emergenza, ha moltiplicato la popolarità di Zaia a livelli mai registrati prima da un governatore. Arrivato a questo punto, con il suo leader in caduta nei sondaggi nonostante il tentativo di piazza previsto il prossimo 2 giugno, conviene davvero alla Lega disperdere il nome di Zaia in una battaglia regionale già vinta? Si dirà: con un altro al posto del governatore la vittoria alle urne non sarebbe così scontata. Non sono d’accordo. Basterebbe l’endorsement del Doge e anche il vostro panettiere sotto casa trionferebbe. In questo momento tutto ciò che tocca Zaia diventa oro. Ed è un momento che necessariamente passerà, prima o poi. Se la Lega non capitalizza ora, potrebbe pentirsene in futuro. E’ come avere una Ferrari e tenerla in garage. A che serve? D’altronde, che Salvini lo veda da tempo come fumo negli occhi è evidente, le frasi di circostanza a denti stretti sulla bravura del suo governatore non nascondono più ormai la stizza. Il maggiore ostacolo di Zaia premier resta lui. Ed è sull’eterno braccio di ferro tra lombardi e veneti che si gioca la partita della Lega dei prossimi anni. A meno che, altro scenario, l’ex Presidente di provincia più giovane d’Italia non vada oltre il partito: è la sua lista e non il Carroccio a fare man bassa di voti in Veneto, cosa acclarata come il consenso bipartisan nei suoi confronti. Dunque, fantapolitica: Zaia a capo di una nuova Dc trasversale di moderati ma con piglio decisionista? Forse stiamo uscendo dal seminato.

Rimaniamo alle certezze, come la legge universale di Newton. Zaia vincerà le elezioni regionali: fra 5 anni uscirà dal terzo mandato libero di giocare da protagonista a Roma? Non sarà troppo tardi? In politica, lo sappiamo, un lustro è un secolo. Può cambiare tutto, e il contrario di tutto. E i treni passano. Il diretto ad alta velocità verso la Capitale è pronto in stazione per il passeggero da Godega di Sant’Urbano. Se non lo prende a breve, potrebbe non averne un altro a disposizione. E la Ferrari della Lega resterebbe in garage.

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