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Riello suona la sveglia: “pensate da imprenditori o l’Italia muore”

di Giordano Riello, imprenditore

Il mondo industriale Italiano, e sopratutto quello del Nord Est, storicamente è sempre stato “nel futuro”. Essere nel futuro significa guardare oltre quello che è il presente immaginando un futuro possibile. Essere proiettati nel futuro ci ha permesso di far correre questo Stivale verso il progresso, verso l’innovazione, verso ciò che non sembrava possibile ma poi è stato realizzato. Uno Stivale che oggi ha purtroppo bisogno di un bravo ortopedico perché troppo claudicante.

Abbiamo bisogno di una politica che ragioni come noi, guardi ai prossimi 20 anni e non ai prossimi 2 mesi. Abbiamo bisogno di persone che tengano aperte le porte del Governo e non si arrocchino dentro le loro mura dorate. Chiediamo ascolto, chiediamo condivisione nelle scelte, chiediamo confronto. Dobbiamo tornare ad essere alleati creando un vero e grande piano di investimenti pubblico / privato perché tutti gli sforzi dei nostri nonni e dei nostri padri non vengano vanificati con il rischio, concreto, di mettere il bel Paese in saldo ed alla mercé di speculatori senza scrupoli.

In queste settimane ho visto gli imprenditori messi sul banco degli imputati. Siamo arrivati addirittura a voler classificare il Covid come infortunio sul lavoro. Con tutte le conseguenze penali che ne deriverebbe per l’imprenditore e senza sapere se il contagio fosse avvenuto o meno sul posto di lavoro. Allora chiedo a tutti noi di immagine l’Italia senza l’impresa! Proviamo ad immaginare l’Italia senza la Ferrari, senza Armani o Ferragamo, senza la Barilla o Gragnano, senza la Nutella (e quindi Ferrero), senza l’Amarone, il Barolo o Brunello. E ancora senza Technogym o Agusta. E potrei continuare all’infinito….

Bene, cosa sarebbe l’Italia senza tutto questo? Ognuno dentro di se dia una risposta a questa mia domanda e sono sicuro, che converrete con me su quanto sia necessario e fondamentale oggi tutelare le imprese e gli imprenditori finché restino ed investano ancora dentro la nostra penisola. Gli imprenditori sono buoni, ma non sono scemi e tanto meno votati al martirio. La questa industriale non è la questione degli industriali ma è la questione del Paese. L’impresa non è dicotomica rispetto alla famiglia e chi oggi è controllo l’impresa è contro l’Italia!

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