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Lo psicologo Marco Pangos

Ammettetelo: è il paese dalla doppia morale

Questi sono giorni strani e tormentati dove per questioni ideologiche si arriva anche a litigare fra amici. E in queste ore molto calde, su un versante o in un altro, si sente molto parlare di “doppia morale”. Ma a che cosa si riferisce esattamente questo concetto?

Innanzitutto bisognerebbe fare una distinzione fra etica e morale. L’etica è l’istanza dove sono custoditi i valori intimi di una persona mentre la morale si dovrebbe rifare ai valori condivisi da una comunità. Per meglio comprendere questa distinzione, l’esempio della mia vecchia professoressa di diritto delle superiori, mi sembra calzare ancor oggi molto bene: “Rubare è moralmente sbagliato ed è un reato perseguibile per legge. – diceva la prof. – Ma rubare, per esempio un pezzo di pane, per
dar da mangiare alla propria famiglia affamata può essere eticamente giusto per una persona che si trova in una situazione d’emergenza.”. Come dire: l’etica è una cosa privata, intima e difficilmente da giudicare in termini assoluti.

La “doppia morale” invece è un principio molto comune al giorno d’oggi per il quale alcune cose sono sbagliate, orribili, immonde eccetera, fino a quando le fanno gli altri. Quando però quelle stesse cose siamo noi a farle, o il nostro gruppo d’appartenenza (etnico, religioso, politico…), allora il discorso cambia.

Le persone affette da questo singolare (ma non troppo) processo mentale sono pronte a giustificare ciò che un tempo era per loro aberrante. La doppia morale porta la persona che ne è affetta a: improbabili distinguo, infinite contestualizzazioni, retoriche variopinte e, quand’anche tutto ciò non risulti sufficiente, alla negazione o alla rimozione dell’azione passata.

A tal proposito, sono molti i: “Non ricordo” che vengono generati dal doppiomoralista il quale può anche appellarsi ad un classicone del tipo: “Solo gli stupidi non cambiano mai idea!”. Queste esternazioni risultano anche ottime occasioni per dare anche una bella gonfiatina al proprio ego, il che non guasta mai. Non è consigliabile parlare a queste persone in termini di comportamento opportunistico perché potreste crearvi un nemico rancoroso pronto a darvi dell’idiota funzionale servo del sistema!

Ah, che nostalgia per i cari e vecchi insulti di una volta: più genuini e meno spocchiosi.

Per non cadere nel solito noioso calderone politico, vi faccio un esempio appena accadutomi: sono appena rientrato da una corsetta che, come sempre, mi trova costretto a fare lo slalom fra le numerose deiezioni canine. Per puro caso trovo sulla mia strada un signore anziano che tira dritto e non raccoglie il “ricordino” lasciato dal suo bellissimo bracco. Chiedo al signore del perché di questa sua (non) azione, e lui attacca un pistolotto sul fatto che il governo…, che esiste l’inciviltà, mi invita a guardare le siepi che il comune dovrebbe tagliare, che ai suoi tempi…, che nella vita ha tanto lavorato…, che gli altri sono incivili…, che ci stanno le scritte sui muri e che il suo impegno civile non può essere messo in discussione da me, a suo dire un “giovane” (ma mi hai visto bene in faccia?) che ancora non conosce com’è che gira il mondo.

Siccome il signore era anche senza mascherina e mi si stava avvicinando troppo, ho deciso di continuare la corsa e di lasciarlo alla sua passeggiatina senza raccolta.

Ma cosa sta dietro a tutte queste chiacchiere? Come fa una persona palesemente con le “mani nella marmellata” a convincersi di essere nel giusto? Queste persone sono abili nel cercare di portare il discorso nel terreno a loro più congeniale, spostano il discorso sulle cose che non vanno e sui loro meriti e sacrifici. Non importa se non c’entra nulla con l’oggetto della discussione, l’importante è arrivare ad avere la verità d’opinione, un concetto nato nella Grecia antica dei Sofisti.

Per fare questo è necessaria una buona dose di retorica (l’arte del parlare e di argomentare indipendentemente dall’oggetto) e soprattutto tanta, ma tanta auto indulgenza. Qualcuno potrebbe azzardare anche un pò di furbizia, scambiandola erroneamente con l’intelligenza, ma su questo punto preferirei non pronunciarmi.

Per fa sì che l’auto indulgenza faccia il suo corso, è necessaria una buona dose di egocentrismo, quella necessaria a creare la legge morale del: “Io può, voi no!” che somiglia tanto all’Editto del Marchese del Grillo.

E’ anche grazie a questa gustosissima ricetta che il doppiomoralista può permettersi di lasciare sul terreno la deiezione del suo amatissimo cagnolino, lasciare l’auto in doppia fila per la sua esclusiva commissione, può lamentarsi del traffico mentre è in coda al semaforo, può chiedere lo sconto in “nero” al professionista lamentandosi poi che in Italia il vero problema è rappresentato dall’evasione fiscale, dai politici ladroni oppure dai voltagabbana.

Quegli altri però!

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