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AstraZeneca e il rischio zero, che non esiste

La possibilità che il vaccino AstraZeneca causi fenomeni tromboembolici sta mettendo in crisi tutto il programma vaccinale. Il blocco pur temporaneo delle somministrazioni ha permesso alla casa produttrice di giustificare i ritardi nelle forniture e forse il trasferimento di qualche milione di dosi “nostre” verso il Regno Unito.
La paura, una volta tanto non irragionevole, di reazioni avverse ha portato molti potenziali utenti a rifiutare la vaccinazione. Pacchia per i NoVax. Prima di tutto va detto che il pericolo di trombosi è reale. È stato detto che tutto sommato i casi di trombosi sono più frequenti tra i non vaccinati. La statistica è una scienza esatta solo se i dati immessi nel calcolo sono raccolti in maniera corretta: I casi di trombosi tra la popolazione generale seguono di solito a fratture ossee ed interventi chirurgici; tali eventi dovrebbero essere esclusi dal calcolo e quindi una trombosi in una giovane donna dopo una vaccinazione dovrebbe essere sempre considerata altamente sospetta.
Oggi possiamo affermare che la vaccinazione con vaccino AstraZeneca aumenta il rischio di trombosi, cerebrale e sistemica, soprattutto in soggetti femminili in età fertile. Un giorno sapremo se sono fattori di rischio l’uso della pilloIa antifecondativa, il fumo o elementi genetici. I primi dati davano 25 decessi su 20 milioni di vaccinati, oggi probabilmente entrambi i numeri sono aumentati.
Si tratta di un caso su di un milione, evento che non poteva apparire durante la terza fase di sperimentazione che coinvolgeva solo 32.000 volontari. La tragedia assume connotati di commedia se si ricorda che fino ad oggi si prescriveva questo vaccino solo a soggetti sotto i 55 anni, mentre ora ci sono paesi come la Francia che pare lo vietino ai giovani.
Anche un solo decesso, soprattutto in un soggetto giovane che non sarebbe morto di Covid, è terribile. Ma la fredda statistica delle conseguenze del rallentamento delle vaccinazioni credo parlerebbe di un significativo aumento di mortalità da malattia, di vite distrutte dal prolungamento delle chiusure di attività.
Anche se ho una figlia che rientra nella fascia a rischio, io non dubito che il programma vaccinale debba andare avanti.  Ammettendo finalmente che il rischio esiste spero che i miei colleghi prendano misure di prevenzione nei soggetti a rischio. Anche un caso su un milione è troppo se evitabile con un farmaco anticoagulante o antiaggregante piastrinico.

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