Al momento stai visualizzando Bocciare o non bocciare? Non è questo il problema
Una lavagna a scuola

Bocciare o non bocciare? Non è questo il problema

“Ma perché oggi non esci? L’attività motoria è autorizzata e anche l’attività sportiva, se parti da casa. Vai a farti una corsetta o un giro in bici. Vai almeno a buttare le immondizie! Esci per piacere. Hai bisogno di prendere un po’ d’aria, di respirare ossigeno. Hai bisogno di vitamina D. Metti la mascherina, stai distante dagli altri ma esci, almeno 10 minuti”.

Vanno più o meno così tutte le conversazioni tra me e i miei figli. È pomeriggio, c’è il sole. I ragazzi hanno finito la dad e sono tutti a casa. Siamo in zona rossa.

“Mamma, non ho voglia di uscire, sono stanca”. Stanca? E di cosa? Scuola a distanza, attività sportiva inesistente, socialità annullata, zero feste, zero movida, zero shopping, zero di zero. Come fai ad essere stanca?

“Sono stanchissima”. In effetti la guardo: viso pallido, occhiaie.
“A che ora hai spento la luce ieri sera?”
“Tardi, mamma, tardi!”

Bastano queste parole per far crescere in me un senso di desolazione incredibile. I ragazzi fanno tardi la sera, sempre ovviamente chiusi tra le loro quattro mura. Navigano in internet, guardano le serie TV, giocano online, fanno perfino serate via streaming, tutto attraverso il PC o lo smartphone. Vivono in una realtà virtuale, tutt’altro che sana.

D’altra parte il Covid e la dad hanno azzerato le loro abitudini quotidiane. Non esistono più orari, usanze familiari: non esiste più la normalità. Si fa lezione in pigiama e la colazione è rimandata alla pausa tra la seconda e la terza ora. Tutto è diverso, tutto è meno impegnativo e anche meno stimolante. Non sarà un caso se anche in dad fioccano le insufficienze. L’Italia pensa poco ai suoi giovani. Non dà priorità al loro sviluppo e alla loro formazione. I ragazzi lo percepiscono perfettamente e agiscono di conseguenza.

Nel frattempo si discute se bocciare o meno. Sembrerebbe che, a differenza del 2020, che finì all’insegna del “liberi tutti”, quest’anno sarà possibile la bocciatura degli studenti che non avranno raggiunto gli obiettivi prefissati.

Per quanto io creda profondamente nel valore del merito e pensi che solo una scuola capace di far lavorare sodo i suoi alunni possa preparare al meglio i ragazzi ad affrontare la vita, sul tema delle bocciature, in piena pandemia, nutro qualche dubbio. È impensabile non tenere in considerazione la modalità in cui l’Italia ha approcciato al Covid in relazione ai giovani.

Siamo stati il paese dove la scuola ha chiuso prima e di più. Abbiamo privato i ragazzi non solo dello studio in presenza ma anche della socialità, del confronto, della vita scolastica. Vanno valutate le oggettive difficoltà che la dad ha creato con i problemi di connessione o la mancanza, in tante famiglie, di strumenti adeguati per seguire le lezioni.

Va valutato che il giudizio espresso da un insegnante può essere diverso se dato in presenza o a distanza. Ma soprattutto vanno valutati il profondo disagio, lo stress psicologico e il sentimento di paura in cui abbiamo fatto vivere i giovani per quasi due anni.

Lascia un commento