Per noi italiani è stata un’emozione incredibile. È stata la vittoria che mancava alla generazione dei nati nel nuovo millennio. Quel sapore aggregante che qualcuno aveva vissuto nel 1982, qualcun altro nel 2006 ma ai giovanissimi mancava ancora da provare.
Una consapevolezza di nazione, una sensazione di unità sotto la bandiera tricolore. Cultura e tradizione, non solo calcistica, sintetizzata in quella “orgogliosa” frase di Bonucci: “Ne dovete magiare ancora tanta di pastasciutta!”, sottintendendo “per essere come noi”. Capaci di ammortizzare le sconfitte con il sorriso e rialzarsi in piedi con slancio, per ritrovarsi Campioni d’Europa.
Durante la notte dei festeggiamenti mi è capitato di vedere “ultra-ventenni” battere la spalla a diciottenni: “Godetevela, momenti così non capitano spesso” e forse, aggiungo io, non capitano a caso. Un mix di fortuna e sapienza, voglia di ripresa ed entusiasmo hanno accompagnato la nostra Nazionale e tutta l’Italia, verso la ripartenza, dopo il Covid e dopo tante sconfitte. Alla guida, il distinto e intelligente Mister Mancini, quello che in poche parole ha sintetizzato la sua ricetta calcistica: “Per vincere una finale, bisogna divertirsi”.
Per noi è stata un’emozione incredibile, confermo. Ma l’altro lato della medaglia, quello mostrato dall’Inghilterra, è un lato che non avremmo voluto vedere.
“Finisce tutto in lacrime” ha intitolato un giornale inglese il giorno successivo alla sconfitta, per mano italiana, nella finale dell’Europeo. La delusione è comprensibile. Il mondo britannico aveva creduto nella vittoria in casa, a Londra, davanti al pubblico amico. La storia però è stata scritta diversamente: hanno vinto gli azzurri. Capita, specie nello sport, che si possa perdere. Ma la squadra inglese ha reagito male. “Si usa” – ho sentito giustificare – “sfilarsi dal collo la medaglia appena ricevuta. Lo fanno tutti, se arrivano secondi”.
Sarà… ma il gesto che i giocatori inglesi, infastiditi dal secondo posto, hanno compiuto in mondovisione, è stato triste. I calciatori della Nazionale sono degli sportivi professionisti oltre che esempio, punto di riferimento e “influencer” per tanti giovani che li seguono sui campi e sui Social.
Vedere gli stessi giocatori inglesi, che due ore prima si erano inginocchiati in segno di vicinanza al movimento americano “Black Lives Matter”, non dimostrare altrettanta sensibilità, nell’accettare la sconfitta e nel congratularsi con l’Italia, non è piaciuto a molti. Se davvero “sfilarsi la medaglia d’argento” è una prassi, mi auguro che questa usanza cambi, magari prendendo esempio da Luis Enrique. Il Ct spagnolo, infatti, dopo la sconfitta ai rigori contro l’Italia ha dichiarato: “Non è una notte triste, questo è lo sport ad alti livelli. Quando sei un professionista devi saper vincere ma anche saper perdere… Ora in finale tiferò per l’Italia”.
Applauso. Sipario.