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Ilaria Cecot, ex sardina di Gorizia
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Caro Mattia Santori, scendi dall’Olimpo. Lettera di una Sardina pentita

Questa lettera è indirizzata a Mattia Santori ed a tutti gli attivisti del movimento che hanno partecipato alla Zoomcall di giovedì. Ha il solo scopo di esercitare il mio diritto costituzionale alla difesa: chiunque la riceva è cortesemente pregato di non farne usi impropri divulgandone i contenuti all’esterno, in ottemperanza dell’art.15 della Costituzione italiana.

Caro Mattia, spero di vederti presto in una piazza a parlare di antifascismo, di democrazia e di inclusività. Quando succederà sorriderò, pensando a quanto vuote sembrano e sono le parole se non sostanziate dai fatti. Il nostro è un Paese democratico e, dovresti saperlo bene, la democrazia si esplica nelle singole azioni quotidiane, nel rispetto delle diversità e certamente non si richiama al pensiero unico.

In democrazia esiste, caro Mattia, il diritto alla difesa e ad un giusto processo; di contro, nei regimi totalitari ed antidemocratici si applicano prassi, a te evidentemente affini, come i processi sommari, le epurazioni e le gogne in pubblica piazza. Data la tua leadership carismatica ma non forte, puoi oggettivamente disporre della tua influenza per colpire chiunque ma quello che non ti è permesso, come non è permesso a ciascuno di noi, è danneggiare pubblicamente la rispettabilità di una persona, colpendone la dignità di essere umano, di donna e di madre.

Quando ci parlammo la prima volta, ti dissi di essere stata assessora di SEL nella mia provincia e ti raccontai delle mille violenze subite per il mio impegno politico e civile. Mi rispondesti di non preoccuparmi poiché l’importante era aver fatto politica dalla parte giusta e che comunque, qualsiasi cosa sarebbe successa da quel momento in poi, avrei avuto una comunità di persone pronte a sostenermi. A distanza di sette mesi, giovedì tu mi hai usato violenza ed aggressività verbale minando il mio benessere psicologico, con metodi degni del peggior leghista. La mia colpa? Averti sempre messo davanti l’evidenza di ogni tuo errore, averti pregato di ascoltare coloro che chiedevano condivisione e partecipazione in quanto stanchi di subire decisioni dall’alto, prese dal “gota” o se preferisci dal “cerchio magico”.

E di errori caro Mattia ne hai fatti tanti, eppure ti abbiamo sostenuto, abbiamo subito ogni tua decisione perché ci chiedevi continuamente fiducia… ma la fiducia prima o poi finisce, soprattutto se non sostenuta da una condivisione d’intenti. Ti ho ricordato più volte che quando andavi in tv (tu o chi per te) a proporre cose, sarebbe stato opportuno condividerne i contenuti: in quel momento non rappresentavi solo te stesso, ma ciascuno di noi. Ma niente, avanti a dire tutto ed il contrario di tutto, a parlare senza alcuna preparazione politico-amministrativa sullo scibile umano…dalla comparsata televisiva negli studi di Mediaset, comunicataci a mezzanotte del giorno prima quasi con un messaggio di scherno, per passare alla raccolta fondi per la protezione civile: ci facesti lavorare un giorno intero, facendoci prendere impegni con le associazioni dei nostri territori per darti entro le 20 tutti i dati necessari, alle 21 ci comunicasti che tu ed i soliti quattro, mentre noi stavamo lavorando sul territorio, eravate andati dal Ministro ed avevate preso accordi diversi per tutti.

Cavolo, non sapevo fosse così facile essere ricevuti dal Ministro o dai suoi funzionari. Per chiedere poi che cosa? Quello che vi avevo spiegato la mattina stessa, cioè come funziona un bilancio pubblico in situazione di emergenza.

Più di recente, con il paese in piena emergenza sanitaria e sociale, ti lasciasti scappare in una chat che “non si può essere senza soldi alla terza settimana del mese”: contemporaneamente a Palermo e Napoli la mafia comprava sodali a buon mercato a colpi di moneta sonante perché la gente aveva fame, al Nord i sindaci mettevano a bilancio risorse per i buoni pasto. Ed ancora, quando andasti in tv a proporre una “patrimoniale”, spiegandola come una tassazione all’1%: ti feci notare che quella non è una patrimoniale bensì una flat tax di sinistra al limite, quindi inaccettabile. Poi le “piantine”, un po’ inopportune e spiegate male in un momento di crisi economica e soprattutto, idea non realizzabile senza l’impegno delle amministrazioni locali… infatti il sodalizio con il Comune di Bologna c’era eccome e a che pro lo sai solo tu, non mi riguarda.

Mattia, inutile girarci intorno, alle persone competenti non la si dà a bere: non si sdogana come posizione personale un fatto politico, non si vende come un progetto editoriale un accordo con il Partito Democratico perché questo è Immagina, la piattaforma che dovrebbe fare da collettore di voti a sinistra per il PD quindi, quando tu decidi di mettere una sardina ignara, mandandola al macello, nel comitato di redazione, stai avvallando quel progetto consapevolmente o inconsapevolmente. Di tutto questo e di molto altro siamo venuti a conoscenza dai giornali, e siamo stati obbligati a dare risposte sui nostri territori rispetto a decisioni e scelte che non ci avevano minimamente coinvolti.

Scelte politiche che tu e pochissimi altri avete assunto per una moltitudine di persone. Le oligarchie sono regimi totalitari quanto le dittature e da donna democratica non ho mai accettato questo tipo di architettura istituzionale e politica. Vedi Mattia la politica è una cosa bellissima, quindi mi sento offesa mortalmente quando tu dici la frase “rifarsi una verginità politica” come se facendo politica si perdesse purezza. Questo mi indigna e mi schifa e ti spiego il perché: questa frase è la quinta essenza del populismo, quel populismo contro cui siamo nati.

Tu hai iniziato a fare politica nelle piazze gremite di gente e per quelle piazze tutti ti saremo sempre grati, poi sei cresciuto politicamente passando da un salotto televisivo ad un altro, osannato dalle folle. Io invece ho fatto la gavetta, partendo dai movimenti, candidandomi alle elezioni nel consiglio comunale del mio paese in una civica di sinistra, poi iscrivendomi nel 2012 a SEL e, solo dopo un lungo percorso durato 20 anni, sono diventata assessore al Lavoro, al Welfare, all’Istruzione, al Volontariato ed alle Pari Opportunità della mia piccola provincia, molto lontana dai centri di potere romani e bolognesi. Vuoi che ti spieghi qual è la differenza tra il mio modo “prostituito” di fare politica a la tua verginità? Mentre tu sul palco di Roma chiedevi l’abolizione dei decreti sicurezza, più volte ti ho ricordato che la sola cosa che avremmo dovuto fare, politicamente, era pretenderne l’abrogazione dal Governo; come sempre, richiesta inascoltata per non dar fastidio al Governo e difatti sono ancora là.

Io mi sono occupata di immigrazione allestendo una tendopoli a Gorizia e gestendola personalmente per 40 giorni, ho lavorato alla strutturazione di un sistema di accoglienza diffusa per anni, ho lottato contro lo sfruttamento dei dipendenti delle cooperative del settore prendendomi per questo insulti, sputi, minacce, sassate sulle tende del campo ed anche la messa al bando da parte della Prefettura.

Annotazione a margine, allora Ministro dell’Interno era Minniti, quello del daspo urbano e dei lager libici, quello iscritto al partito di Bonaccini per capirci. Mentre tu affermi che “non si può restare senza soldi alla terza settimana del mese”, io sono stata dalla parte dei lavoratori sfruttati e sottopagati partecipando ad ogni vertenza, ad ogni presidio, accogliendo nel mio ufficio chiunque chiedesse aiuto e spesso, visto che lavoro non c’era, dando di tasca mia alla povera gente in cerca di occupazione i soldi per la bombola del gas o 50 euro per una spesa.

Mentre tu scrivi post sulla mafia, io ho lottato istituzionalmente contro il caporalato nelle grandi fabbriche del mio territorio e quando non sono riuscita a muovermi sul piano istituzionale, ho fatto la posta fuori dalle fabbriche alle 5 del mattino, assieme ai giornalisti di La7 per riprendere i caporali al lavoro, senza mai comparire in un servizio. Mentre tu parli di innovazione facendoti fotografare con i Benetton, in barba alle vittime del Ponte Morandi, io ho fatto progetti per portare gli alunni delle scuole secondarie della mia provincia ad H-Farm, ho strutturato un progetto di formazione innovativo sulla cantieristica navale e prodotto posti di lavoro. Mentre tu ti riempi la bocca con la parola inclusione e cultura, io ho fatto progetti di inserimento lavorativo per disabili utilizzando in modo innovativo i fondi della legge 68/99 , grazie ai quali ho restituito alla mia città gli archivi dell’EX Opp in cui, come ti ho raccontato molte volte, lavorò Franco Basaglia. Mentre tu parli di diritti e di parità di genere, io ho attivato nella mia provincia il “codice rosa”, seconda provincia in Italia dopo Grosseto ad averlo fatto, anticipando le linee guida del Ministero della Salute.

Mentre tu parli di istruzione, io ho spostato i banchi delle scuole della mia provincia, quando sono caduti i soffitti e poi ho deliberato, insieme alla mia giunta, un piano per l’edilizia scolastica da 1 milione e mezzo di euro. Potrei continuare ancora, ma credo sia sufficiente. Quindi, caro Mattia, hai proprio ragione tu: la politica fa perdere purezza perché, sui territori, ci si sporca le mani lavorando concretamente per le proprie comunità, lontani dalle luci della ribalta. La politica fa perdere purezza perché ci si scontra con gli interessi dei potenti e dei partiti, potenti con cui io personalmente non sono mai andata a cena mentre tu sì, partiti che io non ho più frequentato da quando il mio si è sciolto nel 2015, mentre tu?

Sono sempre stata piuttosto allergica ai potenti, anche quando si chiamano Mattia Santori. Sono donna del popolo e rivendico il diritto del popolo a partecipare alla vita politica del Paese, questo sì. Ecco la mia colpa, quella che mi è costata la pubblica gogna: essere una persona libera e competente, che non si fa incantare. Di chat parallele ce ne sono mille, dalla fantomatica chat comunicazione esterna in cui non si sa chi c’è, alla power unit, al comitatone e chissà quante altre ancora. E così come le chat parallele le ha il gota, anche il popolo ha le proprie. Del resto non credo sia reato confrontarsi e parlare con persone a te affini, fare massa critica per spostare un po’ più sul concreto e sul partecipato un’organizzazione di cui si è parte.

Ti ho pregato mille volete di ascoltare il dissenso e di non ignorarlo ma come sempre ti era difficile scendere tra noi mortali. L’Olimpo è una confrot zone che piacerebbe a chiunque. Il punto vero è che tu hai ignorato per troppo tempo la base, richiudendoti nel tuo cerchio magico e quando ti sei accorto che la gente non ne poteva più di essere presa a “sardine in faccia” , hai cercato di passare da vittima; perché Mattia la tua lettera a La Repubblica l’hai mandata tu o chi per te, mi ci gioco gli ultimi 100 euro che ho in banca, devo anche ammettere che è stata una mossa astuta e politicamente intelligente, forse la prima dopo mesi di vuoto pneumatico. Lo hai fatto per sedare la ribellione interna che stava nascendo, per spegnere il malcontento che tu stesso avevi generato ma per fare questo avevi bisogno di una capro espiatorio, che hai trovato in noi. Io non ho mandato lettere a Il Fatto né rilasciato interviste, non ho mai voluto rompere, anche perché ho lavorato troppo per mandare tutto all’aria, ho solo chiesto di essere ascoltata e di ascoltare.

Pensa che fino a giovedì continuavo a dire che, a dispetto di ogni tuo errore, eri comunque la persona di cui mi fidavo di più tra tutti i vip del movimento. Come ti ho detto al telefono venerdì scorso, le diverse anime possono convivere. Sono felice che almeno questo ultimo mio suggerimento tu l’abbia colto.

Concludo augurandoti buon lavoro, sperando che tu abbia la capacità di diventare un leader giusto e umilie. Rispetto alle epurazioni, che vuoi che ti dica? Si commentano da sole che sono un metodo barbaro ed anti democratico, te lo dissi già ai tempi in cui buttasti fuori mezza Lombardia da Milano a Brescia, passando per Sondrio e Pavia: rei di essere, anche loro, non succubi del “mattiapensiero”. Almeno in questo sei cresciuto, con loro facesti un’epurazione privata, con me in pubblica piazza  Bel progresso! Ho sempre perdonato i tuoi errori perché ho provato sulla mia pelle che cosa vuol dire vomitare ogni mattina per il livello di stress, quello stress che si subisce quando si è esposti in prima fila sulla barricata. Quindi capivo le tue difficoltà, ma non ho mai capito la presunzione del tuo “solipsismo”.

Se le mie colpe sono di essere stata una donna libera, critica e competente, di aver chiesto democrazia interna, condivisione delle scelte e di aver lavorato per questo, muoio volentieri per aver rivendicato la mia libertà di essere libera, critica e democratica, del resto i partigiani muoiono sempre per la libertà. Ora porterò la mia “saccenza strutturata” frutto di un duro lavoro sul mio territorio, facendo come sempre resistenza civile, sociale e politica contro ogni sfruttamento, contro ogni ingiustizia, sardina semplice e partigiana ma non lascerò le sardine, perchè “le sardine non esistono” (cit). P.S.: Se riterrai di volermi porgere le tue scuse almeno per il metodo (sul merito si può sempre discutere) chiama pure, ti risponderò. Non sono credente ma so perdonare chi sbaglia e riconosce i propri errori, come io sono capace di riconoscere i miei.

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che in diversi modi mi sono state vicino ieri e giovedì, raccogliendo da terra i pezzetti della mia dignità, che tu hai infranto come un implacabile boia. Loro si, sono stati sardine. Un abbraccio sincero.

Ilaria

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