Gentile Senatore buonasera,
mi permetto di scriverle perché credo sia corretto che i cittadini si confrontino con chi ha il privilegio, ma anche l’incombenza, di guidare la nostra Nazione e di fare in nostro nome e per il nostro bene le scelte più giuste.
Non le nascondo che ho riflettuto molto se scriverle e cosa scriverle. Se in un primo momento ho reputato migliore la scelta di non mandarle queste righe, riflettendoci meglio ho creduto che mandarle queste righe sia un mio dovere.
Un dovere per due ragioni: la prima perché sono un cittadino della Repubblica che lei rappresenta e la seconda perché sono un cittadino giovane della Repubblica che lei rappresenta.
E proprio perché Giovane non possono non nutrire grandi speranze ed aspettative per il futuro della mia Nazione. Il futuro, Senatore, proprio nel futuro io ho l’ambizione di passare il resto della mia vita.
Nutro profondo rispetto per le Istituzioni. Il Senato della Repubblica è per me un luogo sacro. Uno dei due rami del Parlamento dove viene scelta la rotta da seguire nei prossimi anni.
Senatore, noi riponiamo grandi speranze nel delicato lavoro al quale lei ed i suoi colleghi siete chiamati. Non siete semplici persone come posso essere io; voi siete la Stella Polare d’Italia! Le vostre scelte, le vostre discussioni determinano il futuro di 60 milioni di individui.
Scelte che possono guidarci verso la tempesta o magari, auspicabilmente, verso un porto sicuro.
In questa mia lettera ricorrerà spesso la parola “futuro”, a me tanto cara.
Con lei non voglio essere polemico, non lo voglio fare per il ruolo istituzionale che rappresenta. Voglio però essere riflessivo.
Ha subito molti attacchi in queste ore, non entro in merito nelle valutazioni se questi siano giusti o sbagliati perché chi aggredisce con offese e sfregi per me sbaglia sempre.
Entrando in Senato per la votazione lo scorso 19 gennaio lei ha combattuto per il suo futuro, forse un po’ meno per il nostro.
Tutti noi abbiamo grande attenzione per il nostro futuro, non c’è da vergognarsene.
C’è però chi è più sensibile oltre al futuro anche a quello della collettività e chi, invece, è sensibile al solo futuro di se stesso.
Spetta a noi scegliere da che parte stare.
In questa lettera non voglio entrare nel merito del ritardo che ci ha catapultati sulle pagine di tutti i giornali…tanto c’eravamo già potrebbe controbattere, ed ha ragione. Entro nel merito della dichiarazione che ha fatto e, che da Giovane Cittadino Italiano appassionato di futuro, mi ha ferito e me ne sono vergognato.
Dopo aver dato seguito al suo voto dare la propria disponibilità a ricoprire la carica di Ministro all’Agricoltura è stata una profonda caduta di stile. E non lo dico per la sua teoria di voler contrastare la Xylella degli ulivi con il sapone, e nemmeno quella curare il COVID con la marijuana. Ognuno in democrazia ha il sacrosanto diritto di esprimere le proprie idee e dare spazio alle velleità da “pollice verde”. Anche se queste teorie possano creare forti perplessità nella comunità scientifica.
Lo dico, Senatore, perché agli occhi ingenui della comunità civile è passato il messaggio che il suo voto fosse una sorta di goffo baratto per una carica istituzionale.
Non sono un giustizialista della “rincorsa alla poltrona” perché, come recita l’Art. 54 della Costituzione l’importante è farlo “con disciplina e onore”.
Senatore, da Giovane Cittadino le chiedo di rendermi orgoglioso e non di umiliarmi nel tempio, nel luogo più sacro, della nostra Repubblica.
Giordano Riello