Chiara Ferragni nel cda del gruppo Tod’s, questa la notizia di un paio di giorni fa che ha riempito le
pagine dei quotidiani nazionali. Non accade spesso che i giornalisti dedichino tanta attenzione all’ingresso di un manager nel cda di una grossa società.
Ma questa volta la manager si chiama Chiara Ferragni , imprenditrice digitale che vanta un patrimonio che si aggira intorno ai 40milioni di euro. L’effetto Ferragni passa dai social network alla Borsa, facendo guadagnare al titolo Tod’s un +14% che, a 32,74 euro ad azione, consegna alla società una capitalizzazione di mercato di 130 milioni di euro in più rispetto alla chiusura del giorno precedente.
Nonostante questo impressionante risultato, la figura dell’Influencer fatica a trovare dignità tra le
professioni manageriali, dimenticandone la continua evoluzione, basandosi su pregiudizi superficiali, senza preoccuparsi di comprenderne il fenomeno.
E’ vero che sono arrivati sui nostri telefonini e tablet senza annunciare scoperte scientifiche o rivoluzioni filosofiche ma quelli sono gli albori. Forse erano vittime di pregiudizi anche gli uomini delle caverne, antesignani degli attuali influencer, che sentivano anch’essi la necessità di creare contenuti, solamente che al posto di tastiera e connessione, comunicarono realizzando disegni grezzi scavati nella roccia sulle pareti o creando oggetti primitivi.
Quindi gli strumenti creativi sono sempre esistiti ma si sono evoluti, così come si stanno evolvendo
gli Influencer e le professioni digitali.
Ma la differenza non la fanno solo gli strumenti creativi.
Miliardi di persone passano il loro tempo su telefonini o tablet ma pochi riescono ad influenzare le
decisioni dell’opinione pubblica e ottenere seguaci. Ancora meno sono quelli che riescono a tradurre i seguaci in vero business e quindi in valore. Creare contenuti e influenzare le masse è alla portata di tutti ma non tutti ne sono capaci.
Chiara Ferragni in creazione di contenuti è la prima influencer italiana con 74 milioni di interazioni
su Instagram ( https://www.instagram.com/chiaraferragni/?hl=it ) e tra i primi dieci troviamo
Gianluca Vacchi ( https://www.instagram.com/gianlucavacchi/?hl=it ) e i suoi balletti con 9 milioni
di interazioni in un mese e Benedetta Rossi (https://www.instagram.com/fattoincasadabenedetta/?hl=it) e le sue ricette che con Fatto in casa da Benedetta, vanta 8,5 milioni di interazioni.
L’influencer Chiara Ferragni però si è saputa trasformare in imprenditore digitale. Per capire quanto sia diverso l’imprenditore digitale dall’influencer basta pensare ai 130 milioni di euro di capitalizzazione di mercato ottenuti in un giorno, grazie alla sua influenza sull’opinione pubblica.
Al cambio, like convertiti in euro.
Un riconoscimento di tutto rispetto nel mondo del business, oltre ad una leadership in un campo dove molti falliscono, rappresentare i giovani. Basta ripensare quanto accaduto nel luglio 2020 con la sua visita agli Uffizi a Firenze, con la quale regalò un flusso di visitatori Under 25, incrementando del 34,6% le visite dei più giovani.
Ma anche in quel caso nonostante il riconosciuto valore del risultato, gli Haters , dimostrarono la loro contrarietà e ottusità con commenti superficiali del tipo: fatela spostare che mi copre la Venere! – non ci posso credere ditemi che è uno scherzo – come siete caduti in basso!
Oggi la manager Chiara Ferragni vede la quotazione in borsa nel futuro delle sue società, brand come Chiara Ferragni Collection https://it.chiaraferragnicollection.com e The Blonde Salad (Tbs Crew) https://theblondesalad.com/chiara-ferragni/ dimostrazione che ha una forte influenza sull’opinione pubblica a livello internazionale.
Credo sia importante guardare all’evoluzione della specie come ad una necessità. Contrariamente il rischio è di risultare come un vecchio lampadario che illumina cose di pessimo gusto (Guido Gustavo Gozzano).