Per chi avesse ancora dubbi dopo le ultime inchieste serie, compresa quella di Report, e gli approfondimenti dei grandi giornali che sono tornati a domandarsi se davvero il dono di qualche mascherina made in China potesse ripagare l’Italia e il Mondo per i torti subiti, ora l’Associated Press (e non un nugolo di quattro sfigati complottisti), pone l’ultima pietra sulla muraglia di non detti.
E lo fa con documenti, file, audio delle conversazioni rimaste segrete tra i vertici cinesi e l’Oms costretta, a loro dire, ad elogiare pubblicamente la Cina per la condotta dei primi tempi nella lotta al Covid-19, con la speranza di ottenere documentazione mai potuta visionare.
Per settimane l’Oms avrebbe lamentato a Pechino l’impossibilità di mettere le mani su quel materiale e negli scritti o i contatti questo emerge con molta chiarezza secondo l’inchiesta dell’agenzia di stampa statunitense Ap. Ritardi decisivi per il mondo intero oggi in ginocchio per non aver saputo come arginare qualcosa di cui nessuno ancora capiva l’entità. Senza avere consigli, e informazioni utili a limitare il tracollo. Perchè?
Il controllo dell’informazione, secondo Ap, avrebbe ostacolato il lavoro dei funzionari Oms ai primordi della pandemia, dunque, quando quei casi di polmoniti anomale colpivano Wuhan già a dicembre. Ecco perchè l’Organizzazione Mondiale della Sanità si sarebbe vista costretta a elogiare pubblicamente l’operato cinese, con la speranza poi di accedere a qualche file e studio utile a svelare al Mondo cosa realmente stesse accadendo.
La Cina avrebbe decodificato il virus per la prima volta il 2 gennaio, non comunicando alcunchè nemmeno ad altri 3 istituti interni che pochi giorni dopo ottennero lo stesso risultato. Passano 28 giorni prima che l’Oms abbia informazioni utili per dichiarare l’emergenza mondiale. Ma ormai l’epidemia è cresciuta di centinaia di volte secondo gli stessi dati cinesi.
Nel frattempo una donna contagiata viaggia da Wuhan alla Thailandia. Anche là viene sequenziato il virus nuovo senza sapere che qualcuno, nel silenzio assordante, lo aveva già fatto. Il tutto sino all’11 gennaio quando lo scienziato di Shangai Zhang Yongzhen pubblica la sequenza su un sito specializzato, subendo ritorsioni a breve fino alla chiusura del suo laboratorio.
Il 14 gennaio, sostiene ancora Ap, la virologa specializzata nel genoma dei pipistrelli Shi Zhengli, responsabile del Centro malattie infettive dell’Istituto di Wuhan, avverte i colleghi di aver accertato la trasmissione del virus da uomo a uomo. E’ l’inizio della fine, la cui catastrofe è già indirizzata grazie ai silenzi di cui l’inchiesta accerta la gravità.
Solo il 20 gennaio le autorità cinesi parlano per la prima volta di un virus in grado di trasmettersi tra uomo e uomo, ma anche in quel caso, l’Oms sarebbe stata costretta a brancolare nel buio senza poter attingere ad alcuna informazione. Il numero uno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per molti uomo vicino alla Cina, è costretto a volare a Pechino e solo allora viene dichiarata l’emergenza globale.
Ecco il disegno tracciato da Associated Press di quel che per il presidente cinese Xi Jinping era un operato “tempestivo e trasparente”.