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Dal Film "Prima Pagina" del 1974

Covid e media: l’insostenibile peso della pandemia    

Chi opera nei media se l’è fatta almeno una volta la domanda: stiamo rendendo un servizio alla comunità o stiamo superando il limite?

L’etica del giornalista prevede di raccontare i fatti nella loro oggettività al fine di rendere informato l’utente. Ma dopo 8 mesi di pagine e ore di informazione monotematica ci stiamo chiedendo se stiamo svolgendo il nostro ruolo o stiamo psicologicamente angosciando la gente.

La risposta non è semplice e sicuramente ha una forte componente di soggettività. Raccontare una pandemia, trovarne le vere notizie, è un’esperienza nuova per tutti poiché, fortunatamente, è la prima esperienza di questo tipo (e speriamo anche l’ultima). Aiutare le autorità sanitarie a sensibilizzare i cittadini sul corretto comportamento al fine di limitare la diffusione del virus è un nobile impegno che rientra nella mission di un organo di informazione. Ma penso ci debba anche essere un limite: sempre più persone si sentono vittime di un bombardamento mediatico senza precedenti, lamentano una pressione psicologica che si sta facendo sempre più insopportabile e non è ancora chiaro quali strascichi potrà lasciare nella salute mentale e fisica delle persone.

Parlarne di meno può portare il rischio di un allentamento delle buone pratiche di prevenzione? Può darsi, probabilmente gli utenti si devono “meritare” una riduzione della pressione con comportamenti maturi e responsabili, però resta il fatto che dobbiamo porcela la domanda se stiamo superando il limite, perché una società che vive nel terrore e oppressa è tanto malata quanto una infetta dal Covid 19.

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