La Cina è vicina? Con l’abolizione dell’insegnamento della geografia nelle scuole forse non lo sapremo più. Poco male: le “perle” parlamentari ci rasserenano: fra un Pinochet finito in Venezuela e un Darfur che diventa una voce dialettale proto-veneta, una Dublino in Scozia e un tunnel che collega il Cern di Ginevra con i laboratori del Gran Sasso tutti hanno capito che per
governare un paese non serve conoscerla.
Tanto utilizziamo Google Maps per avere le indicazioni stradali di un ristorante o di un albergo. Ma la politica di un paese deve sapere in che parte del mondo sta?.
Gli inglesi, nel ‘700, individuarono le rotte e le terre di conquista del loro impero seguendo i percorsi di una carta geografica. I cinesi fanno altrettanto oggi disegnando la loro via della seta sul mappamondo ma quando arrivano a Trieste pensiamo sia un tributo alla nostra efficienza. Poi dovremmo chinarci ad osservare meglio. Sono già al Porto del Pireo (Atene – Grecia per chi non lo sapesse), presenti a Ploce (che noi chiamiamo Porto Tolero – Croazia), Zara (sempre HR), trattano per Capodistria e Fiume
e hanno in gestione l’aeroporto di Tirana. A Belgrado si magnifica il “ponte cinese” sul Danubio, costruiscono l’autostrada fra la città e Budapest e la linea ad alta velocità che le collegherà in meno di 3 ore, realizzano l’autostrada fra il porto di Bar e Boljare (entrambe in Montenegro, paese piccolo e indipendente affacciato sul Mare Adriatico), le autostrade fra Miladinovci (in Macedonia quasi ai confini con la Serbia) e Ocride (su un lago ai confini con l’Albania) e il ponte di Sabbioncello (Croazia, che, per inciso, paghiamo noi europei e costruiscono loro).
Si son comprati una fabbrica di elettrodomestici in Slovenia, una di pneumatici e di automobili in Serbia e l’acciaieria di Smederevo e la più grande miniera di rame europea (entrambe sempre in Serbia) e la centrale elettrica di Tuzla. Per non farsi mancare nulla hanno acquisito le vecchie terme croate di Kaprinke Toplice. Chissà un “buen retiro” rigeneratore per tecnici e
maestranze.
È tutto casuale o c’è un disegno geo-strategico? E perché Orban (primo ministro ungherese) ha secretato per dieci anni l’accordo con i cinesi per la realizzazione dell’alta velocità con Belgrado? Lo stesso governo dell’acquisizione della ex Aquila a Trieste per conto proprio o per conto terzi? Chissà?
Lo fanno solo per investire o anche per condizionare politicamente alcuni paesi europei? In qualche stato del mondo hanno qualche sospetto e forse non sono casuali i “pizzini” sotto forma di registrazione ambientale o di verbale (vero o falso che sia) contro qualche partner riottoso della politica italiana che manifesta troppo amore nei confronti dell’impero del Dragone e
vorrebbe rompere le regole di una più che decennale solidarietà atlantica.
Non dimentichiamoci mai una cosa. Ogni gioco esprime la mentalità di un popolo. Dalle nostre parti quello più difficile sono gli “scacchi” il cui obiettivo è la sconfitta dell’avversario, lo scacco matto al re. In Cina l’omologo è il gioco del “Go” di poche regole ma complicatissimo nella strategia. Vince non chi annienta l’altro ma chi lo “circonda” impedendogli di muoversi e acquisendo
aree d’influenza.
Vedremo quel che succede. Trattare con qualcuno senza capire il suo modo di ragionare e la strategia “geografica” che lo porta a fare le sue scelte non è molto intelligente. Del resto, Immanuel Kant prima di essere un filosofo insegnava geografia a Konisberg e osservare una carta geografica talvolta fa venire buone idee.