Elezioni, il segnale di Salvini a Zaia: “O rispetti i sondaggi…”

Lo ripete più volte durante il comizio di Cittadella: “Non bisogna solo vincere queste elezioni, ma stravincere”. E quando risuona la prima volta davanti a militanti e sostenitori, una piccola mosca salta al naso di chi ha letto le cronache degli ultimi mesi. Tra i due.

E come se non bastasse (guarda il video qui sopra) il leader della Lega Matteo Salvini osa, mentre al suo fianco Luca Zaia mascherato non può che lasciar trasparire dagli occhi l’effetto del sillogismo rapido: “Sarà importante non solo vincere – dice ancora Salvini come se dal sen fosse fuggito – ma vincere con un risultato che spero rimanga segnato nella storia delle democrazie europee occidentali come la più grande vittoria a una libera elezione mai registrata”.

Mi sembra chiaro no? E’ solo un roboante incentivo al voto, una lotta alla desistenza da risultato acquisito, per esorcizzare l’astensione? Il segnale per i più maligni, come noi, invece è: “O rispetti quel che dicono i sondaggi, o non parliamo nemmeno di leadership contesa e rivalità”.

Quale? Ovvio, quella tra Salvini e Zaia, unica e rara scintilla in una campagna elettorale soporifera in Veneto. Solo il tema delle contese tra Lega e Lista Zaia ha animato un dibattito azzoppato tra Covid e candidati loro malgrado assenti.

Dunque Salvini non alza l’asticella degli obiettivi che il Governatore deve raggiungere, la proietta proprio nei cieli del Veneto. Un dardo da recuperare per gli Zaia boys, arrampicati in questa campagna elettorale sotterranea a caccia di preferenze.

Quindi, sul finale, la caramella; anche questa con l’abilità che solo certi leader politici hanno: quella di dare l’idea che una frase sia fuggita, quasi involontariamente. E riguarda la successione: “Chi crede di farci litigare sta sbagliando. Io sto cercando in Lega persone più brave di me – ed ecco che al popolo veneto arriva il segnale – e chi fa il leader ha due modi per farlo: uno, eliminare quelli bravi per paura che gli facciano ombra; due, valorizzare quelli più bravi di lui per dare un futuro al suo movimento”.

E così chi lascia la piazza crede che il Doge possa essere quasi incoronato. Poi pensi a quell’asticella…

Ferdinando Avarino

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