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Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste

I sondaggi a Trieste? “Dicono tutti che Dipiazza è imbattibile”

Ho un paio d’amici che lavorano in società di sondaggi. Ho sempre avuto il sospetto che i dati di sintesi che rendono pubblici siano un po’ diversi da quelli che raccolgono intervistando le persone. Non si tratta di manipolazioni ma solo di un po’ di prudenza per allinearli con le tendenze elettorali di fondo.

Questo non vuol dire che siano sbagliati o, ancor peggio, truccati. Semplicemente tengono conto degli errori possibili, degli scarti statistici e della valutazione di ogni gruppo di ricerca fa, in base alle tecniche che ha affinato e sperimentato negli anni, sulle oscillazioni che sono condizionate dal campione di persone che viene utilizzato e anche delle modalità di raccolta dei giudizi.

Pertanto più che dati inoppugnabili i sondaggi rappresentano linee di tendenza che misurano il sentire dell’opinione pubblica. In questo periodo a Trieste molti sono raggiunti da domande sul futuro Sindaco. Sono diversi i committenti ma i nomi che vengono testati sono, più o meno, sempre quelli.

Arrivo alle conclusioni: ad oggi Roberto Dipiazza sembra imbattibile. Da quello che ho capito, parlando con chi si occupa di queste cose, si sommano, nel suo consenso, fattori diversi. Quelli più scontati sono legati alla sua personalità (prorompente ed empatica), al suo linguaggio (semplice, che esprime l’assenza di sovrastrutture culturali e di cui si compiace, talvolta in conflitto con la sintassi ma comprensibilissimo), dal suo messaggio rassicurante (non propone l’immagine di una città da cambiare ma da
rafforzare nella continuità).

Persino gli alberi di Natale o le piste di pattinaggio sono, per la maggior parte degli intervistati, scelte positive perché danno un senso di vivacità alla città e i ragazzi di Borgo San Sergio o di Valmaura hanno la possibilità di raggiungere un centro illuminato e festoso abbandonando, per qualche ora, il grigiore di periferie con pochi servizi o possibilità di svago.

Non è estranea a questo giudizio la composizione demografica e sociale della città: a Trieste si vive bene, i “garantiti” (pensionati, dipendenti pubblici, occupati nelle grandi società) sono la maggioranza. Fra mare e Carso, Barcola, barche, osmize e sentieri il
tempo libero è assicurato. Non si può andare al cinema o a teatro? A parte che non è una sua decisione ma per i consumatori 2.0 (e comunque quelli che possono) fra Sky, Netflix, Amazon Prime, satellite e digitale le serate a casa escono dalla monotonia.

Sono aumentati i poveri? Certamente si ma c’erano già prima e coloro che soffrono per le nuove limitazioni (gestori di bar, ristoranti e alcuni servizi) non pensano proprio che le ricette dello schieramento avverso siano più efficaci. Cosa propone per il Porto Vecchio? Svuota la città e immagina di ricollocare servizi che, in parte, già esistono aumentando quelli che qualcuno ha chiamato i “buchi neri”.

Molti dicono: è meglio così piuttosto che correre l’avventura di nuove attività che imporrebbero nuovi residenti. E poi chi sarebbero? Da dove arriverebbero? Mentre incontra “investitori” che forse investiranno riempiendoci di alberghi e centri commerciali (fonte di lavoro per giovani baristi, commessi e camerieri) la città va avanti, lo osserva, lo commenta come si fa con un protagonista del palcoscenico aspettando, con curiosità, come andrà a finire nei tempi dilatati che non incidono sulla quotidianità.

La seconda circostanza che lo aiuta è il Covid (aggiungo “purtroppo” non perché sia, per lui, un vantaggio ma perché stiamo vivendo tutti questa tragedia, sanitaria ed economica) e le persone, per giusta paura, si stringono nella continuità attorno agli
amministratori che li hanno governati (leggere Zaia, De Luca, Emiliano). Durerà? E chi lo sa. Solo uno sconquasso economico e sociale (che temo e non vorrei vedere) potrebbe modificare gli orientamenti elettorali ma non penso a vantaggio, nel nostro
piccolo, dei suoi avversari di centro-sinistra.

Come in Italia (e da noi in forma più attenuata per come è composta socialmente la città) si manifesterebbe qualcosa di
nuovo e di diverso che non voglio nemmeno pensare e ipotizzare. Allora sono anch’io un fan di Dipiazza? No. Spererei, disilluso, in una nuova classe dirigente di “giovani” di 40 o 50 anni che, però, fino ad ora non si è affacciata all’impegno civico.

E allora? Teniamoci la gerontocrazia che, forse, è il segno dei tempi. Se in America, nazione più potente della terra, si contendono la premiership due ultrasettantenni il nostro sindaco uscente è quasi un “ragazzo”. A meno che….ma questa è una storia tutta da scrivere.

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