Quando il direttore Avarino mi ha chiesto di scrivere un pezzo sul caso Briatore, ero in una pineta a ridosso di una bellissima spiaggia libera, una delle tante che si possono trovare nel Nord Est italiano. Non in un posto di lusso, né tantomeno al Billionaire nel quale forse nemmeno mi farebbero entrare…
Ancora alle prese con la difficile digestione post pizza surgelata fattami pagare un occhio della testa; l’unica cosa che ho pensato in quel momento è stata che magari l’ex manager della Benetton aveva ragione quando diceva che la middle class tende all’imbruttimento, e per sua stessa vocazione. Continuavo a chiedermi cosa avessi io da dire sul Flavione Nazionale, quando dei lampeggianti arancioni carpirono la mia attenzione. Nel parcheggio poco più in la, un carro attrezzi stava caricando una fuoriserie nuova fiammante. “Vacanza rovinata eh?” sogghignò un signore in cerca di un interlocutore. E di colpo tutto mi si è palesato.
Quando a un ricco gli capita una rogna, il mediocre gode. È l’unico momento nel quale egli può finalmente sentirsi un vincente: abbassando chi sente stargli sopra. E son soddisfazioni! Essere ricchi, potenti e ricercati dalle femmine che i comuni mortali non riescono nemmeno ad immaginare, è una colpa che prima o poi dovrà essere espiata. Doveva toccare a Silvio prima, vuoi che non tocchi a Flavio ora? Questo è ciò che deve capitare a chi osa distinguersi dal gregge. Magari mi si obietterà che l’astio verso questi personaggi è dato da certe loro esternazioni, comportamenti o stili di vita.
Certo, le ultime dichiarazioni di Briatore sul Covid non sono state delle più felici, ma qualcuno si ricorda quando agli esordi del lockdown egli stesso raccontava ai microfoni di come fosse certo che il virus girasse dalle nostre parti già a fine 2019? Era addirittura certo di averlo contratto ed era uno dei pochi ad affermare che non ci trovavamo dinnanzi ad una semplice influenza stagionale. Immagino che quelli che oggi sorridono nel pensarlo intubato e non ricordano queste sue parole, o non vogliono ricordare, magari all’epoca erano intenti a tessere le lodi del governo cinese.
Ma se ci si interroga nel profondo, che cosa ci smuove tanto odio verso una persona con la quale non abbiamo e/o non avremo mai a che fare in vita nostra? In giro ci sono tante persone dalle idee bizzarre ma non ci si scandalizza, si va oltre. Siamo indifferenti e indulgenti con gli altri mediocri, ma se l’opinione proviene da uno che nel gregge non ci vuole stare, allora diventiamo simili ai feroci lupi che tanto ci angosciano fin dai tempi dell’infanzia.
L’odio per Briatore, è forse quello che nutriamo per l’immagine sbiadita e fuori forma che lo specchio ci riflette ogniqualvolta ci si passa davanti? Chissà?!«
Purtroppo l’invidia, che per definizione è un’ammissione d’inferiorità, è una brutta bestia e fa incattivire chi è abituato a sottostare alla “Legge del Pollaio”, dove chi sta sotto viene sommerso dagli scarti, si fa per dire, di chi sta ai piani alti. Questa legge però non vale per gli uomini liberi, quelli non ingeriscono cose che li intossicano, al di là di ruoli, conti in banca o altre fesserie. Essere o no nel pollaio, purtroppo o per fortuna, è una scelta intima ed interiore.
Da che parte stai?