Il tribunale di Roma ha accolto il ricorso depositato dal Ministero dell’Interno in merito alla denuncia per violenze, effettuata da un migrante Pakistano nei riguardi della Polizia di Stato durante un rintraccio presso il territorio di Trieste e nel quale lo stesso era stato respinto in Slovenia, a dir dalla difesa, in maniera illegittima.
La motivazione del giudice è stata emessa in questi giorni è ha scagionato e riabilitato la posizione delle forze dell’ordine, accusate di violenza in maniera impropria e senza alcuna prova a sostegno, infatti lo stesso giudice ha decretato che si ritiene lacunoso il quadro probatorio fornito dal pakistano, ritenendolo insufficiente a dimostrare che abbia personalmente vissuto le vicende narrate; nell’ordinanza non è stata fornita la prova che il migrante abbia personalmente subito un respingimento informale verso la Slovenia.
Ora diventa chiaro che le accuse verso gli operatori di Polizia, sempre in prima linea e come denunciamo da tempo, con mezzi e uomini insufficienti, sono infondate e capziose.
Sappiamo che il comportamento dei nostri operatori è sempre professionale e volto a rispettare le regole e sopratutto le leggi vigenti che, sicuramente, non sono quelle di usare violenza alle persone, che fra l’altro, nel caso della rotta migratoria Balcanica, non hanno mai o quasi mai creato situazioni di resistenza al rintraccio.
Anche questa volta però, dobbiamo dirlo, qualcuno ha cercato di infangare maldestramente il buon nome dei lavoratori della Polizia di Stato senza riuscire nell’intento, proprio per la grande professionalità che questi uomini e donne in divisa profondono ogni giorno per la comunità.
Ora mi rivolgo a chi ha sostenuto tali infondate denunce, spero si alzi una parola di scusa o non altro, si abbia rispetto per una categoria di lavoratori che, oggi più che mai, si trova a fronteggiare una valanga di problemi sociali che spaziano dalla emergenza pandemica alla sicurezza del territorio.
Edoardo Alessio, Segretario Fsp polizia Trieste