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Una veduta del Monte Lussari

Il nuovo bonus vacanze? Sia detraibile e non a carico degli albergatori

In Friuli Venezia Giulia, nella stessa giornata si potrebbe, per assurdo, fare una sciata a Sella Nevea la mattina e un tuffo in mare a Sistiana il pomeriggio. Ho sempre trovato stupefacente che un territorio offra, a chi lo vive e a chi lo visita, la possibilità di passare, nella stessa giornata, in poco più di un’ora, dal mare ai 2000 metri delle sue montagne.

Non c’è dubbio questa Regione è una perla rara, una terra fortunata e se ne sono accorti in molti. Il turismo, in Friuli Venezia Giulia, è un settore in espansione da decenni. Vive di italiani e di stranieri che frequentano abitualmente le nostre città, le nostre spiagge, le nostre piste da sci, i nostri locali, i nostri negozi.

La pandemia purtroppo ha messo in ginocchio molti settori ma quello del turismo, a parte una breve
parentesi estiva, è stato praticamente azzerato. Da un anno non c’è più spazio per viaggi, settimane bianche o settimane al mare. E non c’è più spazio per tutto l’indotto che attorno al turismo vive: attività commerciali, discoteche, bar, ristorazione, musei. Dopo un 2020 disastroso, il 2021 è iniziato con Capodanno in zona rossa, stagione sciistica cancellata all’ultimo e a Pasqua blindati in casa ma liberi di viaggiare all’estero, con gravissime conseguenze per tutta la nostra economia.

Tutte le chiusure creano malessere sociale ed economico ma quelle legate al turismo se possibile ancora di più: tolgono la leggerezza mentale data dallo svago, dal tempo libero, dal divertimento. Ma siamo veramente certi che si tratti delle scelte giuste? Era necessario bloccare completamente il turismo? Non erano stati individuati i giusti protocolli?

Il Governo attuale, sulla falsa riga di quello precedente, ha tamponato l’emorragia economica delle attività chiuse, con sostegni che peseranno per decenni sulle spalle dei nostri figli. Si tratta di investimenti pubblici fatti oltretutto con il contagocce, non di interventi strutturati per aiutare le aziende a sopravvivere.

Come insegna la Germania, per compensare le perdite, servono cifre di cui l’Italia non dispone. Se davvero il turismo è l’oro nero dell’Italia e vale, tra impatto diretto e indiretto, circa il 13% del PIL, forse
da questo bisognerebbe ripartire, il prima possibile. Gli operatori turistici chiedono a gran voce che la politica inizi ad occuparsi di ciò che serve all’Italia per rimettersi davvero in piedi.

È necessario iniziare a programmare la stagione estiva e a richiamare turisti italiani e stranieri per una vacanza sicura in Italia. Non possiamo saltare anche questo appuntamento e nemmeno farci trovare impreparati.

Nel corso del 2020 era stato inventato il bonus vacanza. Ma si trattava di una misura a carico degli albergatori, ai quali veniva riconosciuto un credito di imposta. Iniziativa poco impattante, considerate le entrate azzerate e le spese fisse. Perché invece per il 2021 non si valuta, per ogni nucleo familiare, la possibilità di scaricare, dalla dichiarazione dei redditi, alcune delle spese sostenute in ambito turistico?

Fissato un tetto massimo, ogni famiglia potrebbe scaricare la fattura di un hotel, la ricevuta di un noleggio bici, il costo di una cena al ristorante… Potrebbe essere un’idea? Una volta riaperta l’Italia, si creerebbe un volano economico, capace di spingere da subito quei consumi altrimenti destinati a restare, nei budget delle famiglie italiane in periodo di crisi, tra le spese rimandabili.

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