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Il Parco del Mare

Il Parco del Mare a Trieste: qualcosa di diverso, ma cosa?

Alcuni giorni fa mi son chiesto, con una mia nota pubblicata dal Piccolo, se ci fosse un’alternativa (o almeno una complementarietà) alla visione di un futuro “tutto turistico” per la città, voluta fortemente dai partiti del centro-destra, prendendo spunto dalla presentazione del progetto del Parco del Mare.

Le voci più forti e convinte a favore sono state quelle dei rappresentanti delle categorie economiche (albergatori, ristoratori, agenti immobiliari, commercianti, agenti di viaggio) che lo hanno definito “spartiacque fra passato e futuro”. Le positività che essi intravedono – e non potrebbe essere diversamente trattandosi di categorie che soffrono per le restrizioni di contrasto alla
pandemia che si sommano al calo demografico e al progressivo invecchiamento della popolazione residente e che sperano in un
allargamento del mercato in tempi brevi – confermano il consenso a quella “idea di città” che ho messo in evidenza e della quale avevo sommariamente indicato le criticità.

Devo osservare, con un certo rammarico, che mi sarei aspettato proposte o visioni anche parzialmente solo diverse o che si aggiungessero all’idea di “Trieste turistica” che mi lascia perplesso per il pericolo (in sedicesimo rispetto a quanto è già accaduto a Firenze o a Venezia, per citare esempi nobili) di uno svuotamento del centro città in una comunità in declino demografico.

Purtroppo non ho letto nulla solo qualche commento di rappresentanti dei partiti del centro-sinistra che hanno scritto, in sostanza, che “qualcosa di diverso va pensato” senza però dire “cosa”. A dire il vero l’unico che si colloca in alternativa rispetto alle proposte che vanno per la maggiore è Riccardo Laterza che però soffre ancora del ristretto recinto della sua compagnia vissuta come molto “idelogica”.

Faccio un ulteriore passo in avanti.
Per uscire dalla gabbia delle contrapposizioni prendiamo atto che il Parco del Mare viene vissuto (a torto o a ragione), da molti, come un obiettivo quasi esistenziale per la città in una prospettiva temporale (“il futuro!”) che innesca la categoria della speranza e per la quale ogni vantaggio aggiuntivo diventa non possibile ma certo. Bene. I decisori si impegnino a realizzare il Parco del Mare. Dove? Decidano loro, ascoltando i cittadini e gli urbanisti, nel posto meno problematico per densità edilizia e parcheggi.

Gli esperti di finanza facciano bene i conti affinché non ricadano sulla casse pubbliche deficit di gestione, alti costi energetici e di manutenzione. Ma perché non cercare di coniugare il Parco con una idea che potrebbe implementare una prospettiva economica affascinante per Trieste rinunciando, in tutto o in parte, ai “pesci veri” e costruendo invece un fantastico impianto di “realtà virtuale”?

Non sono convinto che vedere una vasca di pesci tropicali vivi sia più coinvolgente emotivamente e turisticamente attrattivo.
Il pesce non lo accarezzi e non interagisci con lui cercando di captare le sue emozioni ai tuoi sorrisi o ai tuoi movimenti del corpo, come fai davanti ad una scimmietta, e le indicate attività di studio collaterali, sarebbe meglio lasciare all’Osservatorio Geofisico Sperimentale che sulla ricerca sul mare fonda una delle sue eccellenze.

Un grande impianto di realtà virtuale, nel quale poter ammirare le migliaia di scenari possibili, sempre intercambiabili, dell’ambiente marino e interagire – e sarebbe possibile – con i suoi abitanti, potrebbe diventare un mattone del futuro. Grazie a questo investimento iniziale Trieste avrebbe la possibilità di diventare la “factory” di un nuovo filone produttivo e favorire la nascita di attività economiche che coinvolgerebbero l’Universita’, l’Area di Ricerca, giovani ingegneri, informatici, matematici e giuristi.

La realtà virtuale è, ad esempio, la nuova prospettiva dell’addestramento di giovani chirurghi, della telemedicina, delle produzioni per l’automotive, del settore artistico e museale inoltre è la vetrina di moltissime attività commerciali e, perché no, di nuove forme di divertimento.

In concreto, anche con la regia o lo stimolo della Camera di Commercio e della Finanziaria regionale, potrebbero sorgere nuove aziende e la realizzazione di una struttura pensata originariamente solo come richiamo turistico potrebbe diventare l’innesco per uno scenario economico, questo si, di una città che riesce ad interagire con le prospettive che si aprono nel mondo della next genetation.

Se avessi responsabilità nell’amministrare ci proverei ma non avendole e non cercandole posso solo suggerire, a chi può, di pensarci almeno qualche minuto.

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