Che triste la strumentalizzazione dello sport per fini politici e propagandistici. Eppure è successo più volte, negli ultimi mesi, in Italia.
Qualche giorno fa Marcell Jacobs, il monumentale velocista italiano dalla pelle scura, si è trovato, suo malgrado, tirato per la giacchetta, da chi voleva schierarlo tra i suoi paladini. A poche ore dall’oro Olimpico nei 100 metri a Tokyo, quando tutto il paese stava ancora festeggiando, qualcuno ha pensato di associare il suo successo alla questione “ius soli”. Associazione del tutto errata in quanto Jacobs è italianissimo.
Posso solo immaginare il suo disagio. Lui, un ragazzo eccezionale, capace di anni di sudore, fatica e sacrifici, così concentrato sullo sport da vincere ciò che, fino a quel momento, per un italiano, sembrava un traguardo irraggiungibile e capace anche, solo qualche ora dopo, di fare il bis nella staffetta 4×100. Successi che hanno consegnato di diritto Marcell alla leggenda dello sport italiano.
E a disagio si sono trovati, senza dubbio, anche i giocatori di calcio della Nazionale Italiana che, qualche settimana fa, sono stati coinvolti nel processo, tutto ideologico, a chi sceglieva di non inginocchiarsi prima del fischio d’inizio delle partite dell’Europeo. Il tutto in nome della causa, tutta americana e molto controversa, dei “Black Lives Matter”. Quando, prima di una sfida, 6 giocatori su 11 decisero di restare in piedi, furono spesi fiumi di parole per dipingerli come moralmente disprezzabili.
Ma non è così. Chi decise di non inginocchiarsi forse pensava che il calcio andasse tenuto fuori dall’ideologia politica. Magari credeva che non fosse sufficiente liberarsi la coscienza poggiando le ginocchia a terra. O semplicemente pensava che azioni concrete contro il razzismo fossero da preferire a gesti eclatanti.
La polemica, scatenata da chi voleva sfruttare politicamente la situazione, ha rischiato di mettere a repentaglio il delicato equilibrio di un gruppo di atleti che stava lottando per regalare a tutti gli italiani una importante vittoria nel Campionato Europeo.
Lo stesso pressing politico e mediatico, questa volta in nome dello “ius soli”, ha pesato anche su Marcell Jacobs che si è visto costretto a esternare i suoi pensieri: “Non voglio essere usato” – ha detto – “Sono un atleta. Voglio essere un simbolo per quello che faccio in pista”. E un simbolo Jacobs certamente lo è diventato per i tanti giovani italiani che amano lo sport e grazie a lui hanno capito che il successo difficilmente arriva senza impegno, caparbietà e lavoro.
Cari governanti, giù le mani dallo sport. Sono gli atleti stessi a chiedervelo. Piuttosto lavorate affinché lo sport sia sostenuto da leggi e finanziamenti adeguati. Impegnatevi perché i bambini possano avvicinarsi allo sport da piccoli e goderne dei benefici sul corpo e sulla mente per tutta la vita. Fate in modo che la cultura sportiva e la mentalità sportiva si diffondano in Italia e coinvolgano ogni aspetto della nostra società, dal mondo del lavoro alla famiglia.
Investite affinché il momento magico che ci hanno regalato Berrettini, Mancini, Jacobs e tanti altri, nelle notti magiche dell’estate 2021, sia solo l’inizio.