La crisi di governo? Colpa dello Chef!
In Italia la Democrazia è l’espressione del potere del popolo che, quando chiamato a votare alle elezioni politiche, sceglie da una lista elettorale uno o più candidati. Essi rappresentano un partito o un movimento politico.
Il nostro voto è l’espressione della nostra volontà politica. I candidati delle liste elettorali insieme e/o in contrapposizione mirano a ricoprire una carica elettiva. Alla fine i nostri voti, quindi il popolo sovrano, determineranno a chi saranno affidate le cariche
elettive, che dopo un percorso articolato disciplinato dalla Costituzione, porterà alla formazione del Governo.
Per il nostro sistema di governo, avremo quindi un insieme di rappresentanti eletti dal popolo che formeranno la maggioranza e l’opposizione. Questo è il nostro sistema di Governo Parlamentare. In pratica il popolo è sovrano ma affida l’esercizio di questa sovranità ai politici che avranno la responsabilità di raccogliere l’incarico che il popolo gli trasferisce, ovvero, di gestire il nostro
paese.
L’Italia oggi oltre alla pandemia sta subendo una inopportuna e sconveniente (per i cittadini) crisi di Governo, una crisi che nasce in quella parte del Parlamento dove siedono i rappresentanti politici che formano la maggioranza parlamentare, in pratica la guida del Governo.
Ma questa crisi da dove nasce? Io credo che sia colpa dello Chef.
Mi sembra evidente che quando la politica esercita il nostro mandato, dovrebbe avere la premura di fare un po’ come fa uno Chef stellato, scegliere la brigata partendo dall’ Executive Chef. Con la sua squadra mescolare gli ingredienti migliori, in modo da produrre piatti che li porteranno ad ottenere il riconoscimento dei commensali e quando eccellono, le tanto desiderate stelle.
L’attuale crisi è provocata da una lite tra lo Chef e alcuni componenti della sua brigata. Questo gruppetto è guidato da Chef Matteo. Matteo era stato a suo tempo Chef ma a causa di suoi errori come ad esempio servire la carbonara con la panna, ha subito un demansionamento e ora in barba agli equilibri della brigata, vuole riprendersi un posto di rilievo in cucina.
Per questa spaccatura del gruppo di lavoro, Chef Giuseppe ora si ritrova a dover gestire una brigata molto disunita con grosse difficoltà nel fare uscire le ordinazioni. L’ex Chef Matteo non è certo inesperto, anzi forse è tra i più dotati in cucina (anche se impuntarsi sulla carbonara con la panna non gli ha sicuramente giovato) ma le sue mosse hanno seriamente compromesso la coesione della brigata, mettendo in discussione ancora una volta, anche il suo futuro.
In una brigata spiazzata, ora ognuno pensa a se stesso e sembra che invece di far uscire gli ordini tutti siano piuttosto preoccupati del loro futuro. Allora, per evitare di essere tutti cacciati, la brigata decide di far uscire piatti pronti, di quelli che si fanno in 5 minuti o che si preparano in padella con 4 salti, ovviamente senza che Chef Giuseppe se ne accorga.
Chi ci rimette sono i commensali (i cittadini) che mangiano quello che gli arriva, senza per ora accorgersi di nulla. Eppure, a fine pasto pagano regolarmente e profumatamente. Dalla cucina dove ormai la tensione è alle stelle, emerge un convinto pensiero dell’ex Chef Matteo che continua a ripetere la frase “il re è nudo” preoccupando la maggior parte della brigata che non lo capisce mentre i fedelissimi nel dubbio lo assecondano.
Ormai a prevalere è la paura di perdere il posto. Come risolvere? Chef Giuseppe deve tentare di recuperare la brigata altrimenti i clienti cambieranno ristorante. I Proprietari del ristorante per non perdere i clienti nel caso Chef Giuseppe non riuscisse nel suo
compito, sembra siano già alla ricerca di altri Chef e si fanno i nomi dei possibili sostituti: un omonimo Chef Matteo che ha già lavorato in quella cucina ma che risulta troppo preso dalla sua attività sui social network e poco attento ai gusti dei clienti perché troppo rigido nel proporre ricette a lui care, e Chef Giorgia, pronta finalmente a fare il grande salto.
La brigata ha sentito parlare di questi nomi e alcuni sono pronti a girare le spalle a Chef Giuseppe pur di far parte della prossima brigata e non rischiare di doversi trovare un altro lavoro. Questo parallelismo fra cucina e il governo ha lo scopo di rendere più comprensibile il problema di una crisi di governo che per qualcuno potrebbe risultare distante dai problemi della vita di tutti i
giorni ma che distante non lo è per nulla.
Mentre i clienti di un ristorante possono cambiare locale, il cittadino Italiano non può pensare a cambiare paese pur di migliorare la sua condizione, anche se la fuga all’estero dei giovani è un fatto concreto e consolidato. Il Parlamento purtroppo non è una cucina di un ristorante, noi non possiamo certo scegliere chi lavora in una cucina ma come elettori possiamo, con alcuni limiti, scegliere chi ci governa.
Dovremmo dare più importanza e valore a questa responsabilità che non dovrebbe essere soffocata e svilita da sterili faziosità politiche. I giochi di potere ci sono sempre stati e ci sono anche in quei paesi che noi vorremmo venissero presi ad esempio dai nostri politici. Non pensiamo passivamente che sia sempre e per forza di cose l’erba del vicino a essere più verde.
Sbaglia chi ha aperto la crisi di governo, sbaglia chi cambia colore per restare dalla parte di chi decide, sbaglia chi chiede elezioni che sarebbero legittime in condizioni normali ma che oggi risulterebbero incompatibili in periodo di pandemia, con le indicazioni che in tutto il mondo dicono di evitare gli assembramenti e di limitare gli spostamenti al fine di contenere e prevenire il contagio da COVID-19.
La straordinaria e grave crisi che stiamo attraversando e la cui fine sembra lontana, in Italia ha causato 81.800 decessi e dato del 16/01/2021 racconta di 557.717 positivi per Covid-19. Credo siano numeri che debbano stimolare la responsabilità di chi sta amministrando il paese Italia che, con tutto il rispetto, non è la cucina di un ristorante. Penso a Destra e Sinistra parlamentare unite in un Governo di larghe intese, che condividendo il nobile obiettivo di condurre il paese ad una celere soluzione dell’emergenza sanitaria, arrivino alla definizione di un recovery plan che prevenga una pesante crisi economica, sia funzionale ad una stabile e durevole ripresa e non certo ad una temporanea e mutabile illusione.
Presto i clienti (i cittadini) capiranno che non stanno ricevendo un servizio equivalente al prezzo che stanno pagando. Cosa succederà quando si renderanno conto che hanno pagato eccessivamente per quello che hanno ottenuto?
Che rischiano pure di ripagare il conto?
In attesa che si risolva questa crisi, Giuseppe, Matteo 1 Matteo 2, Giorgia, Nicola, Luigi ecc. avete voluto fare lo Chef, avete scelto di far parte della brigata?
Bene sappiate che comunque vada la colpa sarà vostra…e dello Chef.