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Il leader di Forza Italia Antonio Tajani
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La famiglia?: “Tale solo se ha figli”. Ma ecco cosa dimentica Tajani

Con un’improbabile e sfortunata coincidenza abbiamo sentito esporre a Mario Draghi il problema delle donne penalizzate nel mercato del lavoro e Antonio Tajani dissertare sul significato di famiglia (“La famiglia senza figli non esiste”).

Mentre il nostro Presidente del Consiglio convinceva le attente platee con un’analisi preoccupata del mercato del lavoro, il numero due di Forza Italia Antonio Tajani ha riscontrato nelle platee preoccupazione ma per lo stesso Tajani.

Il forzista Antonio, è scivolato non su una buccia di banana ma su un’intera infruttescenza di banane, complicando ancora di più la sua imbarazzata posizione quando poi tenta di giustificarsi e chiedendo scusa dicendo: parlo da cattolico, nessuna offesa.

Io penso, anzi sono certo che un politico, soprattutto se investito dal proprio partito di un ruolo importante come quello di vicepresidente, dovrebbe pensare.

Sì, pensare in primo luogo che si sta rivolgendo a cittadini, non solo a cittadini cattolici. Esistono varianti naturali del comportamento e del pensiero e un buon politico, serio, dovrebbe esprimersi riferendosi alla collettività, rispettandone le diversità.

Poi dovrebbe sapere che esistono altri problemi.
Problemi ai quali non ha pensato prima di parlare, ovvero, il problema della sterilità.
Nella sua convinta dichiarazione da cattolico, che ruolo hanno le coppie che non possono avere figli perché sterili?
Una coppia senza figli non è una famiglia giusto?
Mi piacerebbe sentire il suo pensiero di cattolico in merito.
Ma non dedicherò altro spazio su questo articolo immaginando una comunque imbarazzata risposta.

Argomento serio è anche quello trattato dal Presidente Mario Draghi.

Da anni si parla del problema occupazionale di donne e giovani.
Fra marzo 2020 e febbraio 2021 sono aumentati i posti di lavoro occupati da uomini (+44mila) ma diminuiti quelli delle donne (-76mila).
Un divario di genere di 120 Mila posti.
La pandemia ha fatto emergere ancora di più come il problema occupazione colpisca le donne.
Il mondo del lavoro modernocon lavvento del consumismo,  si è sempre più mostrato avverso alle esigenze dei tempi di vita, tempi di non lavoro.
Quei tempi che spesso sono utilizzati dalla donna per svolgere anche il suo ruolo in famiglia.

Giusto o sbagliato, oggi pensiamo ancora alla donna dedicata alla famiglia e alla maternità mentre luomo è dedicato al lavoro.
Ma non è scandaloso dire che è sempre meno così.
Oramai anche luomo vuole vivere la gioia della propria paternità e la donna non rinunciare alla realizzazione degli obiettivi lavorativi.

Eppure, loccupazione femminile continua a scendere e quel che è peggio è che ai posti di lavoro alcune donne devono rinunciare, poiché la loro vita extra-lavorativa, risulta incompatibile con le esigenze lavorative.

Quella maledetta flessibilità, che sarà anche lirrinunciabile strumento del nuovo mondo del lavoro ma che condiziona sempre più, in modo preoccupante, una crescente denatalità.

Poi arriva anche il lavoro agile.
Sembra essere la soluzione giusta, la coniugazione tra esigenze di lavoro e famiglia.
E invece si scopre che una donna lavoratrice in Smart Working, dedica più tempo ai figli.
Ma non pensatelo come un dato positivo perché, più tempo dedicato ai figli, non coincide con meno tempo dedicato al lavoro.

La soluzione è pensare in termini di evoluzione dello stato sociale, un welfare state che respiri realtà e che prenda le distanze da slogan e burocrazia.

Difficile?

Dopo il simpatico dialogo in sede istituzionale tra il nostro Presidente del Consiglio e il serio paupulare del pavone tripeiro, tutto è possibile.

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