Il 2020 è passato e molti di noi sperano che così com’è venuto, andandosene, si porti via tutti i disastri che ha portato. Perchè questo accada dovrà accadere una cosa che per l’Italia sarebbe un evento eccezionale, ovvero, che si realizzi un progetto. Il progetto è il Recovery Plan che per il periodo di investimento che terminerà nel 2026, prevede per i seguenti punti stanziamenti economici come sotto elencato:
Green : 74,3 Mld
Digitalizzazione : 48,7 Mld
Infrastrutture mobilità : 27,7 Mld
Istruzione e ricerca : 19,2 Mld
Parità di genere e coesione : 18,1 Mld
Salute : 9,0 Mld
Per un totale di 197 miliardi di euro.
Va detto che voci e importi sono una sintesi delle misure di intervento bel più dettagliate. Il piano ha l’obiettivo di portare il nostro PIL Nazionale (per il 2020 stimato tra il – 8,9% e il – 9,1 %) da un valore negativo ad uno positivo con questa cronologia:
Anno PIL
2021 + 0,3 %
2022 + 0,5 %
2023 + 1,3 %
2024 + 1,7 %
2025 + 2,0 %
Il piano oggi in fase di discussione, porterebbe il nostro paese tra 4 o 5 anni ad avere: una pubblica amministrazione digitalizzata funzionante e produttiva aziende green e competitive,
trasporti efficienti
parità di genere
sanità eccellente
fisco equo
Insomma 5 anni per realizzare quello che il nostro paese non è riuscito a fare in 74 anni, anzi.
Ma Albert Einstein diceva “la crisi è la più grande benedizione per persone e le nazioni, perchè la crisi porta progressi (1931)”.
Se è vero che non abbiamo al Governo nè all’opposizione Albert Einstein, abbiamo solo una possibilità, ovvero riuscire a realizzare il Recovery Plan.
Però, cominciamo male.
Il discorso del Presidente della Repubblica di pochi giorni fa è ricordato dai quotidiani nazionali per tre punti: il primo sono gli ascolti da record, il secondo che il discorso è stato fatto in piedi, il terzo è la frase “I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono…”.
Quest’ultimo passaggio del Presidente della Repubblica è un richiamo alla responsabilità di tutti gli esponenti politici. I vantaggi di parte, nella storia hanno indiscutibilmente rallentato è indebolito il paese.
La politica all’esame di maturità.
In queste ore si parla anche di possibile crisi di Governo ma questa possibilità non deve, non può arrestare quello che il Presidente della Repubblica correttamente definisce “un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”. Ma se dovesse arrivare, se la solita litigiosità della politica ci dovesse portare ad una crisi di Governo, sarebbe legittima una riduzione dell’attività del Governo?
La risposta è ASSOLUTAMENTE NO!
Non esiste alcun limite di natura giuridica all’attività di Governo. Il rallentamento, l’attenuazione dei poteri delle Camere e del Governo, qualora si manifestassero sarebbero unicamente di natura politica. Questo sarebbe inaccettabile, inqualificabile. Da quanto ho scritto emerge prepotentemente in questo contesto la necessità vitale di anteporre ai vantaggi di parte, il soddisfacimento degli interessi collettivi che in questa sfavorevole situazione sono prepotentemente attaccati dagli effetti della pandemia.
Non saranno a questo punto, differenze ideologiche e schieramenti di parte a portarci nel 2021 all’inizio di una nuova stagione.
Concludo ricordando che la qualità del rapporto tra Governo e Parlamento è l’espressione della qualità di rapporti tra i partiti e che la Sovranità è nei cittadini e non può essere svilita dal basso livello della dialettica politica.
Non serve Albert Einstein per capire che fallendo la politica si arriverebbe ad un dissesto economico e sociale.