La politica ha perso e non se ne rende conto

Questo non è un normale cambio di governo. Abbiamo assistito alla bocciatura della politica Italiana. Quella dell’improvvisata e inefficace difesa dei più deboli e della lotta al divario sociale. Quella del “prima gli italiani e delle ruspe”. Quella del fanatico attacco all’establishment. Quella politica divenuta più influencer che politica.

Un Presidente della Repubblica furioso, come lo è un genitore con il figlio adolescente che passa troppo tempo sui videogiochi, si trova a dover chiamare l’unico rigoroso e severo insegnante in grado di rieducarlo.

Il Governo Draghi è una severa bocciatura a partire dal M5S, che dopo anni di rabbiosa ribellione contro il sistema, subisce la sua immaturità e accusa pesantemente il colpo perdendo 3 ministeri importanti. Se è vero che mantiene il pur importante ministero degli esteri con Di Maio, è anche vero che lo farà sotto l’opportuna supervisione dei fedelissimi di Draghi.

Tolti al M5S: il Ministero del Lavoro che va ad Andrea Orlando del PD, via il Ministero della Pubblica Amministrazione che va a Renato Brunetta di Forza Italia, via il Ministero dell’Istruzione che va a Patrizio Bianchi ministro tecnico. Anche il richiesto super Ministero della Transazione Ecologica non si farà.

Ma la politica in generale, incassata un’insufficienza inappellabile, non giocherà da titolare la partita che tutti volevano giocare, quella della ripresa del paese che invece sarà pianificata e controllata dai tecnici di Maio Draghi che, inoltre, ha deciso di dialogare personalmente con l’Europa.

E così, per le riconosciute qualità del nostro nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, con una, fino a ieri, impensabile fiducia ci saranno per l’Italia i 209 miliardi del Recovery Fund. I mercati finanziari, prima sfiduciati e scioccati dalla nostra schizofrenia politica, hanno risposto spingendo lo spread sotto quota 95, l’arrivo di Mario Draghi, che ci aveva già salvato nel 2015 con
la sua politica del quantitative easing.

Un primo effetto del Governo Draghi che ci porterà a risparmiare più di 1miliardo di euro sul costo del nostro debito. Nessuno sforzo della politica degli ultimi anni era riuscito a far guadagnare una tale fiducia nel nostro paese. Se proprio vogliamo trovare un difetto nella formazione del nuovo Governo, il mio pensiero va alla delega su innovazione tecnologica e transizione digitale affidata al ministro senza portafoglio Vittorio Colao che si troverà a dover digitalizzare l’Italia ma senza un dicastero.

Questo fondamentale incarico meritava probabilmente di più in termini di autonomia. Dopo la crisi di Governo e l’arrivo di Mario Draghi, in circa un mese ci troviamo con un M5S fortemente ridimensionato e provato da una forte conflittualità interna, un partito come la Lega che da sostenitrice del Sovranismo rappresenterà il centro destra moderato. E la sinistra, il PD, Italia Viva, sapranno riprendersi un ruolo chiaro e rappresentativo dei loro valori fondanti?

E l’opposizione sarà anch’essa di destra? Sarebbe un pericoloso appiattimento. Alla politica resta poco più di un anno per studiare e dare l’esame di riparazione.

Abbiamo bisogno di buona politica e la politica ha bisogno di essere sollecitata dagli elettori.

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