Siamo a Roma e nella sala d’attesa del dott. Mario ci sono due pazienti abituali, che aspettano di essere visitati.
Sono i primi nella lista degli appuntamenti.
Prima di iniziare le visite, il dottore passa per la segreteria per verificare chi siano i pazienti della giornata. Con la solita professionalità e calma l’assistente dice al dott. Mario: “dottore oggi iniziamo con Enrico e subito dopo di lui c’è Matteo, poi alle ….”. Ma il dottor Mario interrompe il breve briefing scocciato: ”Roberto, vi ho pregato più volte di non far venire insieme i due pazienti, non si sopportano e potrebbero avere reazioni impreviste e poi io non ce la posso fare a visitarli uno dopo l’altro!!”.
Intanto nella sala d’attesa seduti ma distanti, Matteo sfoglia una vecchia rivista, girando con calma le pagine ma sbattendo ripetutamente i talloni per terra, tradendo così una mal simulata tranquillità.
Posizionato nell’altro angolo della sala d’aspetto, come fossero due pugili sul ring, Enrico nota la nervosità di Matteo e proprio mentre stava disegnando sul suo volto un ghigno di soddisfazione, ecco suonargli il telefono portatore, come ogni giorno, di numerose brutte notizie: “segretario, non ci siamo, non ce la facciamo, anima e cacciavite continuano ad andare per conto loro”.
Enrico perderà quel ghigno soddisfatto che oggi non tornerà più sul suo volto, mentre le mani accarezzeranno nervosamente e ripetutamente il cranio calvo, causando un continuo riposizionamento degli occhiali.
Per Matteo ed Enrico non è la prima visita dal dott.Mario che si trova l’arduo compito di provare a curare questi disturbi e la loro causa. Intanto il dott. Mario prende posizione in studio e con l’assistente apre le cartelle dei pazienti. Questa volta però l’assistente non resiste e approfittando della confidenza guadagnata in anni di lavoro con il dottore, chiede: “dottore ma quando si vedranno dei risultati nei pazienti Enrico e Matteo? Sono mesi che continuano a venire ma non noto miglioramenti”.
Con la solita eleganza il dottor Mario appoggia le cartelle che stava visionando e assumendo una posizione comoda inizia a spiegare: “vedi Roberto, questi due pazienti non credo guariranno mai, hanno problemi a mettere in relazione l’attività neurale con pensiero e comportamento.
In pratica sono in conflitto con il sentimento del libero arbitrio.
Non concepiscono di non poter essere gli autori delle loro scelte. Non realizzano però che per il ruolo che ricoprono ma soprattutto per l’attuale contesto scientifico e sociale, il libero arbitrio, soprattutto per loro, è anacronistico”.
Nella sala d’attesa intanto arriva la chiamata per la prima visita: tocca a lei sig. Matteo, prego si accomodi; Matteo si alza e per andare nello studio del dottor Mario deve per forza passare davanti a Enrico. I due no ce la fanno a trattenersi. Parte Enrico che puntando i gomiti sui braccioli della sedia e sporgendosi in direzione di Matteo, lo guarda negli occhi dicendo: “se non guarisci te ne devi andare, non puoi continuare così”.
In tutta risposta Matteo, con una ritrovata armonia grazie al conforto del conflitto verbale, abbozzando un sorriso replica: “illuso, sono la tua ossessione”.
La porta dello studio del dottor Mario era appena socchiusa ma quel tanto da poter far assistere al dottore e all’assistente Roberto la scena. Il dottor Mario, prima di congedare l’assistente Roberto sorridendo gli sussurra: “vedi Roberto, non guariranno mai. Ma va bene così, mentre sono distratti dalle loro patologie, noi intanto continuiamo il nostro lavoro, ovvero guarire gli altri”.