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Il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a Trieste

Migranti a Trieste, il sindacato di polizia: “Il Ministro non ha a cuore i suoi dipendenti”

Nella giornata odierna, si è tenuta la visita del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Trieste, il tema era un incontro con le autorità cittadine e regionali per l’emergenza dell’immigrazione rotta balcanica.
Purtroppo, però, il Sig. Ministro non ha tenuto opportuno incontrare le O.S. delle Forze dell’Ordine per dare un segnale di interesse verso propri lavoratori e chi li rappresenta, in modo da cogliere l’occasione di trarre profitto dal loro contributo per migliorare la grave situazione in atto sul confine orientale che coinvolge in prima persona gli operatori della sicurezza.
Avremmo potuto chiedere spiegazioni e interventi efficaci per i quali, comunque, questa Organizzazione Sindacale, continua a denunciare e proporre soluzioni tramite gli organi diretti al Ministero e la stampa.
Volevamo chiedere direttamente quali erano le risposte ad alcuni quesiti all’ordine del giorno come:
  1. quali siano state le risposte ricevute durante gli accordi intercorsi con la vicina Slovenia in merito alla questione rotta balcanica?
  2. E’ stato chiarito il ruolo che la Slovenia deve avere nel compito di prima nazione confinante con aree non aderenti a Schengen e Dublino e primo paese di ingresso in Europa?
Avremmo chiesto ancora al Ministro quale impedimento vi sia e vi è tutt’ora che vieti alla Slovenia di far fronte in maniera autonoma al fenomeno migratorio rotta balcanica? Inoltre, a fronte dell’emergenza migratoria che investe la regione FVG ed in particolare la provincia di Trieste, come mai l’aumento del personale di polizia di frontiera e così ridotto e sopratutto, davanti a un così evidente aumento di immigrati in questi mesi, come mai il potenziamento del reparto della frontiera triestina conterà solo 5 unità previste entro fine anno?
Poi, sapendo che i militari non hanno piena autorità nel compito di fermare i migranti e completarne l’iter identificativo, causa la mancanza di autorità di polizia giudiziaria, che senso ha aumentarne l’organico se poi non vi sono i poliziotti sufficienti a disbrigare le pratiche amministrative per il respingimento e/o il riconoscimento della possibilità di avere asilo o protezione umanitaria per i rintracciati?
Quali sono i problemi ostativi che rendono così difficile il respingimento alla frontiera dei migranti? Perché, infine, non viene istituito un hot spot come in Sicilia, ove si possa operare in sicurezza senza dover ricorrere a smistare i migranti in 2 o 3 luoghi diversi per l’identificazione (posto di frontiera Fernetti, posto di frontiera e foto segnalamento Porto Nuovo, e in caso di massiccio rintraccio pure Questura)?
Evidentemente questo incontro avrebbe messo in luce le carenze di questo Ministero, cosa non gradita probabilmente, delineando la poca sicurezza rivolta agli operatori di polizia, minata da mancanza di attenzioni sufficienti, di materiali idonei e mezzi inadeguati per affrontare un tale e grave fenomeno, sottolineando come sia di minor importanza la sicurezza dei poliziotti di fronte a un problema che mette in difficoltà non solo l’Italia, ma un po’ tutti i governi europei .

Edoardo Alessio, segretario Fsp polizia Trieste

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