Migranti Trieste: più che una cura da cavallo, arriva un “brodino”

Emergenza migranti ai tempi del Covid: il Friuli Venezia Giulia chiede una cura da cavallo, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese serve un brodino. “Non sanno di cosa parlano” ha riferito il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza al termine dell’incontro.

“La pazienza è finita” ha tuonato il governatore Massimiliano Fedriga, scuro in volto nella stanza accanto, in Prefettura, davanti a giornalisti divisi a gruppetti nel rispetto delle norme anti-Covid. Intanto alla frontiera, anche oggi, decine di rintracci, e 9 fra afghani è pakistani che escono dalla quarantena prevista per legge scorrazzando tra le vie di Trieste entrando e uscendo da supermercati e chioschi di kebab, mettendo a rischio la salute dei cittadini.

Il vertice fasullo andato in scena in prefettura, chiuso con promesse di più militari ai confini (quanti non si sa) e qualche posto di blocco sulle statali per fare scena, dimostra – se c’è ne fosse ancora bisogno – che nella bella e timida Trieste si può venire, fare passerella, sparare quattro statistiche in romanesco e rientrare velocemente nella propria magione ministeriale. Tutto apparentemente senza che nessuno disturbi il manovratore, e se poi dovesse esserci qualche protesta la “bora”, tanto, prima di arrivare nella capitale ha tempo e modo di consumarsi.

Lo specchio di una città che – in diversi campi – si fa amare e violentare contemporaneamente senza un apparente reazione. Chissà…reagirà forse il presidente Fedriga in stile ordinanza sicula? Ma servirà davvero? O si finirà ancora una volta a pagare lo scotto di essere un problema – sotto ogni punto di vista – sufficientemente lontano da Roma dal poter essere tranquillamente ignorato? I fatti dicono che, ormai da decenni, è cosi: si viene nel capoluogo giuliano, si dichiara in riva al mare, ci si specchia nell’anfiteatro politico di piazza Unità e si va via con una bella foto e 5 lanci buoni d’agenzia.

Nessuno schiaffo istituzionale, nessun rischio: la frontiera in cui fare melina e filosofeggiare sul nulla diventa arte. Al centro dell’Europa o dell’ipocrisia? Trieste ancora una volta regina nel lasciarsi usare.

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