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La chiesa di Notre Dame a Nizza

Nizza, ormai è guerra contro i cristiani. Ma il dialogo deve continuare

E’ guerra ormai da tempo tra islamisti politicizzati e le comunità islamico-integraliste contro la cultura europea e i cristiani. Questa è la verità, purtroppo confermata dai fatti di sangue e dagli attentati. Il pensiero islamico egemonico, “gettato” dai fondatori del califfato e diffuso in Europa da adepti fomentati da imam integralisti, oggi è cavalcato dalla Turchia che ha abdicato alla laicità dello Stato voluta da Atatürk e avendo trasformato Santa Sofia in moschea, ha dato un “preciso” segnale all’Europa e ai Cristiani.

Certamente continueremo il dialogo interreligioso, ma con coloro che apertamente abdicano alla violenza e rispettano la laicità dello Stato. Ciò che è avvenuto recentissimamente a Parigi con la decapitazione dell’insegnante e a Nizza con la decapitazione e lo sgozzamento di tre fedeli nella Basilica di Notre Dame, è sconcertante e inammissibile.

Un gesto omicida e sacrilego, che parte da quel clima che è stato diffuso consapevolmente da coloro che vogliono cavalcare il rispetto per persone e segni religiosi con una strategia violenta ed epidemica contrapponendo le due civiltà, occidentale e orientale, per fini politici egemonici e discriminatori.

Abbiamo visto le masse contagiate da queste contrapposizioni che strumentalizzano il Corano o il senso religioso della persona e delle popolazioni, per dividere e seminare terrore. La Francia, che si aprì all’accoglienza di gente proveniente dai paesi islamici, forse ha sottovalutato il loro impatto con la nostra società e, non pensando che fosse necessario far conoscere l’importanza
dei valori cristiani della nostra cultura e l’impegno della Chiesa cattolica di oggi per un rispetto delle altre religioni dando alle persone il compito di discernere e di valutare che ogni violenza non può albergare in alcuna fede religiosa e che è blasfemo togliere la vita o compiere atti terroristici nel nome di Dio, oggi è provata più di ogni altro Paese d’Europa.

Se una religione fonda i suoi principi sulla violenza questo, non può essere ritenuta un “bene”, né per la persona né per Dio tanto meno per una società e un popolo. La religione deve, oltre alla fede in Dio, aiutare a vivere le virtù umane e sue proprie. Ciò era già richiamato dai filosofi antichi, come Socrate, Platone e Aristotele.

Credo sia dovere di chi è preposto al bene comune valutare se nelle comunità religiose si educa alla pace, alla giustizia e alla virtù e se ciò non fosse, è giusto tutelare credenti e non da questo veleno. L’islamismo politico-integralista, come si è presentato ed ha operato in Europa è una delle preoccupazioni maggiori che dovrebbe essere seriamente esaminato per garantire la sicurezza e la
libertà di cui la Francia e l’Europa sono paladine nella Comunità internazionale.

E’ doveroso che nel dialogo interreligioso si abbia a sottolineare l’importanza di adoperarci tutti nel nome di Dio a promuovere convivenze pacifiche e rispettose delle persone, sempre e dovunque.

La persona vivente infatti, come afferma Ireneo di Lione, è la gloria di Dio. Chi uccide una persona, attenta a questa gloria divina.

Mons. Ettore Malnati
vicario episcopale per il laicato e la cultura

diocesi di Trieste

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