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Un'immagine della protesta ieri in piazza Unità a Trieste

Parla un ristoratore: “L’Italia s’è desta per un Governo inconsapevole”

L’Italia non è la Francia, paese delle rivoluzioni, delle discese in piazza, del famoso Liberté, Égalité, Fraternité, ma l’Italia, sta volta, s’è desta, dopo l’Ultimo DPCM del Premier Conte, ha deciso in contemporanea di scendere in piazza, fatto veramente anomalo per il nostro popolo, ma ormai anch’esso stremato e spremuto sia nelle tasche che nei pensieri da un Governo che definirei con un sola parola: inconsapevole.

Non mi permetterei mai di definirlo Incompetente come tanti dicono, ma inconsapevole sì, di ciò che accade sulle strade del proprio paese, inconsapevole delle difficoltà dell’intero tessuto economico dello stesso, dei sacrifici, del sudore, delle preoccupazioni che ci si porta dentro già in seno alle proprie attività, ora ancor più acuito dalle ultime imposizioni in periodo di Pandemia.

Non bastavano per l’appunto la pandemia stessa, una minor capacità di spesa delle persone, la complessità nel far girare l’economia, l’impossibilità dello Stato nel stampare moneta, perché noi la nostra moneta non la possiamo stampare; stiamo a tutti i livelli raschiando il fondo del barile, ma ormai nemmeno le briciole troviamo più. Ma bloccarci definitivamente, e tra l’altro con forti divergenze di trattamento tra categorie imprenditoriali, beh questo no!!

Abbiamo adottato tutte le misure che ci sono state richieste, abbiamo fatto investimenti, abbiamo visto calare già i nostri fatturati del 40/50/60%, e ora che fate? Di fronte ad una reale vostra impossibilità nel migliorare le cose ci chiudete e sperate, pregate che il miglioramento possa passare dalle nostre vite professionali?

Governare un paese evoluto vuol dire rispettare i diritti del cittadino, del lavoratore, a cui poi verranno richiesti, come tali, dei doveri, nei confronti dello Stato e della società. Ma privarlo della libertà di movimento, di opinione, privarlo del diritto di provvedere economicamente alle proprie famiglie, questi mi sembrano degli atti ignobili, fatti da persone che ritengo inconsapevoli.

C’era la possibilità di attivare la didattica a distanza, con nessuna ricaduta economica per il nostro paese, in tal maniera si
sarebbero di gran lunga abbassati i numeri su trasporti pubblici locali; si sarebbe potuto creare delle categorie più a rischio, considerando l’età e la presenta di patologie pregresse, e a queste categorie chiedere una diminuzione sia nelle uscite, sia una gestione degli orari delle stesse, come concretamente fatto per le attività, meno presenze nei bar e ristoranti, nei saloni di bellezze, nelle palestre, nelle piscine.

Invece no, una totale inconsapevolezza. Torniamo ad aprire, a dare una speranza alle persone, una speranza per un futuro, un segnale per le famiglie e per i figli che saranno le colonne portanti di questo paese, figli a cui non dobbiamo lasciare le
macerie, ma un paese fiero e combattivo, consapevole delle difficoltà vissute ma unito e capace di rialzarsi. Chiediamo uno sforzo al nostro Stato con delle immissioni di liquidità parametrate ai fatturati (del 2019…), di una cassa integrazione seria e comprensiva di tutti gli aspetti non solo dell’ordinarietà, e che questa possa esserci fino alla ripartenza del turismo che ci ha sempre contraddistinto; parliamo di una decontribuzione nel 2021, di un abbassamento dell’aliquota IVA, parliamo di una deroga sulla norma in tema di bilancio che prevede l’obbligatorietà di immissione di capitale da parte dell’imprenditore se la perdita in bilancio supera il terzo del capitale sociale: l’Italia è un paese fatto di piccole e medie imprese con capitale sociali da 10.000€,
significherebbe che anche solo con 3.000/4.000€ di perdita si dovrebbe ripianare le perdite; non siamo nelle condizioni di poterlo fare dopo un anno del genere e allora chiediamo una deroga per il 2020 e 2021, è tra l’altro qualcosa che non avrebbe risvolti fiscali negativi per le casse dello Stato.

Rendiamoci conto che qui servono idee, idee e coraggio, coraggio e consapevolezza che questo Paese non può e non deve morire ne di Covid-19 ma né tanto meno morire di fame.

Francesco Minucci, imprenditore e gestore di locali a Trieste

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