Da gennaio 2021 entra in vigore una nuova norma UE che potrebbe dare il colpo di grazia alle aziende italiane ed al nostro sistema economico abbassando la soglia di “default”, cioè inadempienza di un’obbligazione verso la banca: se entro 90 giorni un privato od un’impresa non paga un arretrato, anche modesto, è in “default” e viene segnalata alla Centrale Rischi della Banca d’Italia con conseguente impossibilità di accedere nuovamente al sistema creditizio.
La normativa di riferimento è il Regolamento dell’Unione Europea del 26 giugno 2013, n. 575, articolo 178 che indica specifiche disposizioni sul default di un debitore, il Regolamento delegato dell’Unione Europea n. 171 del 19 ottobre 2017 che definisce i criteri per fissare la soglia di rilevanza, a cui si dovranno attenere le autorità di vigilanza e la Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361/CE del 6 maggio 2003 che descrive cosa sia piccola e media impresa.
Nel dettaglio, come si legge dalle informazioni che le banche da mesi stanno inviando ai propri clienti, a partire dal 1° Gennaio 2021 la nuova definizione di “default” stabilisce che il cliente privato o la piccola e media impresa che presentano un arretrato da oltre 90 giorni per una cifra superiore ad €100 e superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la stessa banca finiscono segnalati alla Centrale Rischi della banca d’Italia.
Per le imprese più grandi la cifra limite diventa € 500 e superiore all’1% del totale delle esposizioni. Stiamo parlando di mutui, prestiti e/o sconfinamento di conto corrente. Di conseguenza, se l’Europa non dovesse sospendere queste regole, il 2021 potrebbe vedere il fallimento di centinaia di migliaia di imprese. Invero, secondo uno studio pubblicato da Milano-Finanza, in seguito al
Coronavirus, il 65% delle 760.000 piccole e medie imprese italiane, cioè 494.000, sono a rischio crac e norme come queste sembrano fatte apposta per dare il definitivo colpo di grazia alle aziende italiane che soffrono da tempo la crisi pandemica.
Il rischio principale è infatti quello di assistere ad un effetto domino di imprese impossibilitate ad onorare i debiti. Un’azienda che non provvede al pagamento entro i novanta giorni stabiliti potrebbe trascinare con sé altre aziende a cui è legata economicamente e che hanno una esposizione debitoria nei confronti dello stesso istituto, in un vortice che farebbe precipitare tutta la catena nella black list bancaria con conseguente esclusione dal mercato del credito per un determinato periodo di tempo.
Infatti se il debito non verrà saldato entro i 90 giorni consecutivi, visto che la normativa non consente più la compensazione anche in presenza di disponibilità su altre linee di credito non utilizzate, la banca sarà tenuta obbligatoriamente a classificare il cliente come cattivo pagatore e qualora il credito fosse pagato oltre i 90 giorni, lo stato di default verrà mantenuto per almeno altri 90 giorni dal momento in cui il cliente salda il debito e ciò varrà su tutte le sue esposizioni.
È dunque fondamentale che le imprese (ed i privati) prestino buona attenzione alle nuove regole e rispettino con puntualità le scadenze di pagamento previste contrattualmente al fine di evitare di essere classificate in default anche per rate non pagate di piccolo importo. Come prevedibile si assisterà ad una impennata dei crediti deteriorati (NPL) in conseguenza dell’abbassamento della soglia di sconfinamento, e ciò indurrà le banche ad adottare estrema cautela nell’erogare i prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite in pochi anni con ulteriore prevedibile nuova stretta creditizia per le imprese che già ora non ricevono credito dalle banche e che con questa legge ne riceveranno ancora meno.
Va detto infine che allo stato attuale le imprese possono contare sulla moratoria introdotta dall’articolo 56 del Decreto Cura Italia già prorogata, con l’art. 65 del Decreto agosto e poi con la Legge di Bilancio 2021, al 30 giugno 2021. Grazie alla proroga è slittato dal 31 gennaio 2021 al 30 giugno 2021 anche il termine fino al quale sono sospese le segnalazioni a sofferenza alla Centrale Rischi della Banca d’Italia (e banche dati creditizi private) relative a imprese che abbiano beneficiato della moratoria.
Ma, salvo ulteriori proroghe, da giugno 2021 si applicheranno le nuove regole europee che restringono le condizioni per classificazione a “default” rilevante anche ai fini della segnalazione in Centrale Rischi di Banca d’Italia.
Avv. Paolo Emilio Quaggetto – diritto bancario, societario e d’impresa