Quattro ragazzi con precedenti per rissa che se la prendono con uno soltanto, lo picchiano duro fino a farlo morire e poi scappano come conigli. Chiedo scusa ai conigli, ma non mi veniva in mente altro.
Un film che ciclicamente si ripete e al quale sembra dobbiamo assistere inermi. Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Sinceramente non credo che questa volta ci sarà nessuna vicina di casa che dirà, riferendosi a uno degli assassini, a dirci: “E’ sempre stato un bravo ragazzo…” o scemenze simili. Spero che almeno questo ce lo risparmieranno mentre son certo che arriveranno le
dichiarazioni di pentimento, le lettere di scuse alla famiglia, i pianti in carcere, le attenuanti.
Quello che l’Italia si aspetta invece, sono quattro pene esemplari, certezza della pena e nessuno sconto. Questa è una storia dove la malsana codardia incontra il sano coraggio e purtroppo non c’è nessun lieto fine. I coraggiosi a questo mondo ce ne sono sempre meno, sono persone pronte anche a rischiare grosso pur di difendere un amico in difficoltà. Onore a loro. Ma di vermi ce ne sono
sempre più e fanno sempre più rumore. Sono quelli che ti insultano sui social dietro ad un nick name fasullo, che bullizzano la compagna di classe perché è brutta, che prendono a calci un disabile, che bruciano un senzatetto oppure che ti molestano sfruttando la loro posizione di potere sociale.
Ce n’è per tutti i gusti e sinceramente fanno sempre più disgusto. Willie Monteiro non c’è più, ora sta a noi farlo vivere nelle nostre coscienze e nei nostri comportamenti. Solitamente quando accadono certi fatti, siamo tutti pronti a chiederci: “Cosa ci può
insegnare questa vicenda?”. Dignità, rispetto per gli altri, coraggio, forse è questo che dovremo imparare da Willie. Ma ahinoi, la strada della codardia è la più semplice. Sono codardi i bulli, credetemi, lo sono sempre stati. Hanno paura e sono terrorizzati: ecco spiegata la ragione delle loro azioni.
Esorcizzano i loro demoni riempendosi di tatuaggi, si ingrossano i muscoli, alzano la voce, si atteggiano a gangster, si imbottiscono di sostanze, ma la realtà che intimamente si sentono degli inetti. Piangeranno il perdono questi quattro, come hanno sempre fatto i loro stimati predecessori.
Ma cosa dobbiamo dire ad un ragazzo che oggi si trova ad interagire in questo mondo? Siamo sicuri che diremmo a nostro figlio: “Difendi il tuo amico e sfida i quattro. Sii coraggioso e non aver paura!”. Su un piano prettamente teorico siamo tutti d’accordo, ma quando ci si scontra con la realtà la questione è totalmente diversa. Da ragazzino difesi un mio compagno di classe dalle trame di un bullo più grande e il risultato fu che fui preso di mira al posto del mio amico. Finì che io e il mio amico ci coalizzammo: eravamo più piccoli ma non avevamo paura, mentre il bullo sì.
Ciò che mi sento di dire è che bisogna insegnare ai nostri ragazzi a difendersi. E non parlo di portarli in una palestra a seguire qualche utilissimo corso di autodifesa, anche se la cosa sicuramente gli farebbe bene, ma di insegnargli che in questo mondo esistono sia il bene che il male e che queste due entità sono presenti e vive anche dentro di noi. Dobbiamo entrare in contatto e
conoscere entrambi questi lati della vita, perché soltanto la conoscenza ci pone in condizione di padroneggiare una situazione, anche la più difficile.
Da certi ambienti e certe persone è meglio stare alla larga perché al loro interno non ci sono cose buone per noi. Evitarli significa ascoltare la voce saggia della nostra paura, una paura sana, consapevole, non si tratta di codardia. La paura è l’emozione di base per eccellenza e la sua funzione è quella di salvarci la vita perché essa ci avvisa della presenza di un pericolo vero o potenziale.
Bisogna insegnare ai nostri ragazzi a dialogare con le loro paure e soprattutto di non avere paura della paura. Se non si ha un rapporto sano con le nostre paure, il risultato è che limitiamo fortemente le nostre vite. Ma se noi adulti siamo i primi ad essere bloccati e timorosi, allora la cosa si complica. Diamo l’esempio ai nostri figli dentro alle nostre case, dentro le aule delle
scuole e in mezzo alla strada. Dimostriamo loro di essere degni di questa vita e della vita degli altri.
Il povero Willie Monteiro non c’è più ma noi che siamo rimasti cerchiamo di non nasconderci e di rimanere vivi davanti ai codardi.