Che strana democrazia viviamo adesso.
Le redazioni Tv del Veneto sono già pronte da tempo, certo. Anzi “rodate” dall’esperienza di bilancini, cronometri e album delle figurine per le presenze. In due parole: par condicio. E pensate che per molti è già un “voto a perdere”, un’elezione scontata in Veneto. Qui, dove nemmeno Salvini batterebbe Zaia.
Eppure. E allora la tal coalizione presente 2 minuti e 40 secondi dovrà essere immediatamente compensata dalla presenza di tal’altra per equanime spazio. E poi una volta ospitate queste due bisognerà riequilibrare con altrettanto tempo televisivo tutte le rimanenti.
Otto, per essere chiari, sono ben 8 i candidati alla guida della Regione con una pletora di liste, arrembanti candidati da social e coalizioni. E tutti, come sempre, dovranno trovare il medesimo spazio. Giusto, inviolabile e intoccabile, per essere chiari. Ma non certo un esercizio di sburocratizzazione in tempi di siffatti obiettivi. Credo solo che il nostro pubblico debba esserne cosciente quando ricomincerà inevitabilmente a chiedere “perchè ospitate questo”, “non date spazio a quell’altro”, “ma chi xei sti qua…”.
Estote parati.
I sondaggi non c’entrano, la preparazione dei candidati sui temi nemmeno, la loro soporifera abilità di esposizione men che meno. Bisogna ospitarli, tutti e con identico minutaggio in rappresentanza delle diverse coalizioni o liste.
Dio salvi il talk show! Già bistrattato, sbeffeggiato e pure ormai unica tribuna di confronto al cospetto dei social monodirezionali. Comizi, dirette e “post” sono e saranno il mezzo che i candidati convinti di aver vinto prediligeranno, senza la coscienza di cosa realmente sia la sfida politica, il confronto di idee e proposte.
Non si chiama “agone politico” per nulla, un Ring per l’appunto dove ci si sfida spesso con colpi bassi ma sono proprio quelli che servono a cogliere l’essenza di un provvedimento amministrativo, il nocciolo di una decisione di governo. Là dove emergono le diverse sfaccettature a differenza di una “messa cantata su Facebook”.
In questa sacrosanta democrazia il “voto a perdere” è giusto che dia uguali possibilità a tutti i cadidati, anche quando è palese non ne abbiano nemmeno tra i parenti. A volte ne risente però il dibattito stesso, sprecato in semplici attacchi più che in costruttive alternative.
Pure questo tempo è finito, è ora di calarci nuovamente nell’incubo per legulei da desk e cronometristi della diretta. C’è una legge, che vale solo per le Tv, da far rispettare. E questo la dice lunga su quale sia sempre, incontrastato, il primo organo di informazione.