Ho toccato con mano. Perché una cosa è leggere i giornali, seguire i programmi televisivi, occuparsi di ciò che altri dicono ho hanno fatto, altra, è fare esperienza diretta sul fenomeno.
Da ieri, quelli della mia fascia potevano prenotarsi per la prima dose di vaccino. Ovviamente, si tratta di una dose di AstraZeneca. Perché, ormai come sappiamo, questa viene proposta a quelli che hanno un’età superiore ai sessanta.
Devo dire che, per caso, io sono stato particolarmente fortunato, in quanto mi hanno fissato la prima iniezione il 20 maggio a mezzogiorno. Quindi, più di un mese. La seconda dose, non se ne parla nemmeno, ma prevedibile che si proietti nei pressi dell’autunno.
Sono fortunato, perché quelli della mia età – non ho alcuna difficoltà a dire che ho compiuto 68 anni – hanno ricevuto un trattamento significativamente peggiore: alcuni, anche qualche mese più vecchi di me, sono collocati venti trenta giorni dopo la mia data. Presumo che persone leggermente oltre ai sessant’anni, siano, per ragioni matematiche, slittate a date ancora più lontane.
Ora, due banalissimi calcoli: se il decennio sessanta/settanta coprirà il mese di giugno, e magari in qualche caso scavalcherà pure il successivo, c’è da presumere che la popolazione tra i quindici e i sessant’anni – esclusi tutti i soggetti già vaccinati per ragioni professionali o per motivi di fragilità o di salute – dovranno essere soddisfatti, vale a dire vaccinati, durante l’estate, utilizzando pure l’ultima settimana di settembre e le prime di ottobre.
Impresa quest’ultima particolarmente complicata, ma non dovesse essere portata a compimento, l’autunno si troverebbe con qualche fianco scoperto. E noi sappiamo, che il virus inizia le sue scorribande nella stagione a lui più favorevole, vale a dire i mesi finali dell’anno.
È pertanto, indispensabile, per non dire imperativo, giungere a una vaccinazione generalizzata nei prossimi cinque/sei mesi. Solo così metteremmo all’angolo quel veleno che da più di un anno ci sta mettendo in ginocchio e rovina l’economia, gli stili di vita, l’apprendimento scolastico, gli equilibri psichici, senza dire l’effetto peggiore che lo stesso produce sulla popolazione.