Referendum taglio Parlamentari: establishment e “rischio Renzi” per Di Maio

Dopo la quarta votazione, quella defintiva, della legge costituzionale per la riduzione dei deputati e senatori, l’onorevole Giggino Di Maio si è fatto immortalare ina una indimenticabile fotografia nella quale, assieme ed alcuni suoi colleghi dei 5 Stelle, rendevano plasticamente l’idea del “taglio” alle poltrone imbracciando una grande forbice con lo sfondo di una serie di poltrone, laccate in oro, stile rocoçò, modello “Little Queen”, rivestite di pelle rossa con imbottitura capitonnè.

Due frasi che resteranno nella storia. La prima: tagliate 300 poltrone inutile. La seconda: l’establishment per il No, gli italiani per il Si. Inutile per inutile avrebbero potuto tagliarne anche di più perché in questa legislatura e nei due governi che si sono succeduti, i parlamentari non hanno fatto altro che votare, su ogni provvedimento, la fiducia al Governo e sarebbero bastati un rappresentante per ogni gruppo politico, diciamo, ad essere generosi nei numeri, una decina in tutto.

Ma la più interessante è la seconda frase. Dopo averla pronunciata Giggino è sparito dai media. Si è inabissato. Non ha più parlato del taglio dei parlamentari e del prossimo referendum. Si vergogna? Ha cambiato idea? Non credo. Probabilmente qualcuno gli ha ricordato Renzi e la sua campagna elettorale del 2016 che già prevedeva un taglio ai parlamentari e nella quale gli italiani
hanno espresso un sonoro No che gli è costato la Presidenza del Consiglio e l’autorevolezza politica.

Ha annusato il rischio di trovarsi, il giorno dopo il referendum, nella medesima situazione perché tutti hanno capito che l’idea è sua e del suo movimento e che molti italiani potrebbero votare non nel merito della proposta (tanto uno in più o uno in meno cambia poco anche per il loro costo e, per questo, avrebbe fatto meglio a proporre una riduzione delle indennità che non del loro numero) ma per levarselo di torno.

Per il PD la scelta di come votare è indifferente, tanto un po’ votano Si e qualche altro No ma per la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia da un lato e quei pochi a sinistra che ancora esistono (Calenda, Renzi, Verdi, socialisti ecc.) l’occasione è ghiotta. Votare e far votare No, senza grandi clamori o campagne pubbliche, e chiudere i conti anche con lui, aggiungendo l’esito del referendum al risultato in qualche regione.

Qualcuno ci sta pensando? Non lo so ma non c’è limite alla malizia, soprattutto da parte dei più “innocenti”.

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