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Assembramenti: Treviso chiude la via dello shopping

Shopping: liberi, colpevolisti e la pandemia della solitudine

Da ciò che si capta in giro, le foto delle code davanti ai negozi non sono piaciute alla maggior parte delle persone. Sembra proprio che chi si mette in coda per comprarsi una pochette griffata venga percepito come l’untore sul quale sfogare l’ultimo dissenso quotidiano.

Già, l’ultimo, perché domani uscirà un’altra foto, una nuova storia, un nuovo caso-scandalo, e dell’uomo in fila non rimarrà più
traccia. Ma allora da che parte stiamo? Fino a qualche ora fa eravamo tutti dalla parte del negoziante di prossimità, quello che faceva i salti mortali pur di non dover chiuder bottega. Chiedevamo a gran voce di sforzarci nella titanica impresa di non cedere alla comodità dell’e-commerce e adesso che c’è stata la possibilità di uscire puntiamo il ditino.

Vorrei ricordare che le code fuori dai negozi servono a mantenere la distanza di sicurezza e che tutte quelle persone in giro erano a piede libero perché qualcuno ha permesso loro di uscire liberamente. Non sono degli irresponsabili, sono persone comuni che per un lungo periodo sono rimaste buone buonine a seguire le regole che qualcuno da lassù ha varato in nome della nostra salute collettiva.

Mentre scrivo queste righe, lo sdegno per gli assembramenti da compere natalizie sarà già stato dimenticato perché, alla fine, la nostra epoca va ad un ritmo troppo veloce anche per noi uomini e donne del nuovo millennio. Dunque, non dovremmo nemmeno perdere del tempo a soffermarci sull’ennesimo episodio di paradossale memoria corta. Non è l’episodio in sé, ciò che mi preoccupa e mi rattrista sta nel fatto che tutto ciò ci sta portando in dote un diffuso isolamento nel quale ci ritroviamo gli uni contro gli altri.

La pandemia doveva accrescere i moti solidali, invece aumenta soltanto la solitudine. L’aumento del tasso dei suicidi e la quantità di psicofarmaci che quotidianamente viene venduta sono soltanto due dei tanti parametri a sostegno delle mie parole. I sindacalisti con i quali mi sono confrontato di recente sono molto preoccupati e lanciano un allarme: lo smart working ha allontanato i lavoratori facendogli perdere la forza della coesione solidale. “Dividi et Impera” dicevano i romani, e sembra che sia una regola applicable e valida ancora oggi.

L’altro ci appare sempre più lontano, sempre più diverso. Durante il primo lockdown, ad esempio, abbiamo imparato ad odiare i runner che ti alitavano indisturbati anche giù per le scale. Poi guardando fuori dalle finestre ce la siamo presi con i proprietari dei cani che beatamente se ne stavano al passeggio mentre noi eravamo costretti fra le quattro mura. Come se non bastasse, abbiamo
familiarizzato con categorie che solo un mese prima ignoravamo: le persone si sono divise fra chi possedeva un giardino o un terrazzo e chi no.

E tutto ciò è molto triste. Ad oggi, mal tollero chi mi cammina vicino con la mascherina abbassata perché deve fumarsi la sua sigaretta. Non ne usciremo vivi se ci lasciamo dividere, di questo ne sono certo. Il problema è che tutta questa storia sembra non dover finire mai, e non è un problema solo italiano: tolti quei pochissimi che si sono aricchiti di riflesso, tutto il mondo è in
ginocchio a causa del Covid.

L’inverno è ancora lunghissimo e le ombre della terza ondata ormai sembrano vicine. Siamo stanchi, disorientati e soprattutto dobbiamo ammettere che tutti quanti abbiamo tanta paura. Essa ci rende simili ad un animale ferito: siamo messi all’angolo e pronti a mordere chiunque ci capiti a tiro.

Come potremmo uscirne, allora? Dal rischio pandemico sembra che nessuno lo sappia… Potremmo però cercare di fermarci per un istante e governare la nostra reattività che deriva dalla paura che ci governa. Come? Guardandola in faccia e cercando di instaurare con essa un rapporto che forse non abbiamo mai avuto.

Possiamo prendere anche spunto dall’arte, facendoci ispirare dal soldato cantanto da Roberto Vecchioni in quel capolavoro inarrivabile che è: “Samarcanda”. Puoi anche avere il cavallo più veloce del regno ma lei, la paura, sarà sempre lì. Ad un passo da te.

Restiamo uniti, come un sol uomo. Anche questo dicevano i romani.

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