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L'ex viceministro all'Economia Enrico Zanetti

Tasse mensili per le partite Iva? Ecco dov’è la fregatura

Sapete perché il Governo sta valutando di cambiare il modo con cui le partite IVA pagano le imposte sul reddito, passando dall’attuale sistema di 2 acconti basati sul reddito dell’anno precedente a un sistema di versamenti “mese per mese” o “trimestre per trimestre” come avviene per l’IVA?
Perché, essendo il 2020 un annus horribilis per le partite IVA, gli acconti 2021 di giugno e novembre, calcolati sul reddito 2020, saranno molto bassi e l’Erario dovrebbe attendere il saldo di giugno 2022 per incassare. Se invece l’Erario comincia già da febbraio 2021 ad incassare sul reddito provvisorio del mese di gennaio 2021 (e così via mese dopo mese), i soldi entrano nelle casse dello Stato (ed escono dalle tasche delle partite IVA molto prima).
La cosa divertente è che questa operazione non viene presentata in questi termini, ma come un cambiamento di semplificazione a vantaggio delle partite IVA, nonostante sia a dir poco evidente che liquidare le imposte per 12 mesi o 4 trimestri sia 12 volte o 4 volte più oneroso, in termini amministrativi, che liquidarle 1 sola volta su base annua.
Spero di essere stato sufficientemente semplice nell’esposizione da poter essere inteso anche da chi partita IVA non è, ma soprattutto da chi al Governo e in Parlamento ha la possibilità di fermare questa polpetta avvelenata vestita da favore.
A chi ha risposto in buona fede, al mio precedente post, che non è vero che la proposta di versamento su base mensile delle imposte sul reddito delle partite IVA produrrà la moltiplicazione per 12 degli attuali conteggi su base annua (e dei connessi oneri amministrativi), perché i conteggi saranno “automatici” grazie alla fatturazione elettronica e altri mitici “flussi di dati”, faccio osservare che, se così fosse, potrebbero allora essere già automatici adesso su base annua.
Non lo sono perché una simile ipotesi non è neanche lontanamente praticabile fino a quando avremo costi deducibili al 100%, costi deducibili all’80%, costi deducibili al 50%, costi deducibili nel limite del 2% o 1% dei componenti positivi imponibili, ammortamenti dei beni strumentali, più eccezioni sparse alle regole generali con riguardo a casistiche specifiche.
La semplificazione è dire “entrate – uscite” (anche a costo di lasciar dedurre qualche spesa in più), non dire “ti facciamo liquidare questo delirio 12 volte invece che 1”, perché, se viene fatto solo questo, di delirio si tratterà e sarà tutto meno che qualcosa pensato per aiutare le partite IVA.

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