Non è vero che “i ragazzini di oggi sono troppo avanti”, come sento dire sempre più spesso da genitori, educatori o insegnanti. Quest’affermazione si riferisce al fatto che i bambini e gli adolescenti oggigiorno fanno sempre più esperienze estreme (alcool, droghe, sessualità, violenza in primis) e lo fanno in un tempo troppo prematuro per la loro struttura psichica.
Non sono troppo avanti, né in termini psicologici né tanto meno genetici. Il (loro) vero problema è che hanno accesso ad un mondo, orribile dal mio personalissimo punto di vista, e a tutta una serie di informazioni che in altre epoche giungevano nella vita di una persona appena con l’approssimarsi della maggiore età. E quando un bambino, o un pre adolescente, viene lasciato solo dinnanzi a questo mondo per forza di cose egli dovrà scegliersi una guida che lo accompagni fuori dalla palude dello sconosciuto. Di quali guide dispongono i nostri ragazzi e quali caratteristiche deve avere un modello per essere scelto come tale?
Il mondo nel quale viviamo tutti noi dice incessantemente che devi essere mainstream, devi avere successo, devi essere notato o essere figo per essere accettato sennò vieni inesorabilmente tagliato fuori. Essere esclusi per un ragazzino significa la morte sociale, la solitudine: sofferenza allo stato puro!
Impallidisco quando sento alcune canzoni che vanno per la maggiore fra i preadolescenti, testi che inneggiano alla violenza, al consumo di droghe, alla sopraffazione e persino agli stupri. Sono accessibili a tutti e si possono vedere i video o i profili di “quelli-che-ce-l’hanno-fatta”, ovvero, quelli che hanno un seguito enorme sui social network, quelli che per intendersi molto probabilmente si candidano ad essere dei modelli per i nostri figli. Non parliamo più del cantante maledetto o del poeta dannato, gente adulta arrivata alla notorietà perché aveva un talento o perché aveva compiuto un’impresa eccezionale. Fintanto che esistevano questi modelli lontani, era molto difficile per un tredicenne seguire fedelmente i suoi dettami e metterli in pratica nel quotidiano.
I modelli di oggi sono invece molto vicini ai nostri ragazzi e questo è molto pericoloso perché la spinta all’emulazione è fortissima.
Le fiabe antiche parlavano di draghi, re e principesse ed erano ambientate sempre in luoghi remoti e lontani nel tempo. Ciò dava al bambino la possibilità di elaborare i suoi conflitti interiori senza essere costretto a misurarsi con una realtà ancora troppo grande per lui e per la sua giovane psiche.
“Abbiamo bisogno di buoni esempi – diceva un noto scrittore al tg – e noi adulti dovremmo impegnarci per sanificare questo mondo alla deriva”. La verità però è che se sei uno youtuber che ha un milione di fans attivi che si innamorano di te perché sei bravo a giocare ai videogiochi ti arriva direttamente a casa la proposta di contratto di una casa editrice, magari proprio quella dello scrittore impegnato di poche righe fa. Se sei uno studioso o un ricercatore di talento invece, sai già che per pubblicare e divulgare il tuo sapere dovrai pagare di tasca tua e di te nessuno, o quasi, si accorgerà.
Se non mi credete andate sul campo di gioco, ovvero nei luoghi sia virtuali che reali frequentati dai nostri giovani e poi ne riparliamo.
Allora, è tutto perduto? No! Cosa possiamo fare noi adulti? Molto, sia nel bene che nel male. A mio modo di vedere non dobbiamo lasciare i nostri bambini da soli, dobbiamo riavvicinarci, interessarci a loro e al loro mondo. Essi percepiscono quando si imbattono in qualcosa che non è buono per loro, lanciano dei messaggi e chiedono il nostro parere. Ma se alle loro richieste noi adulti non rispondiamo, o lo facciamo in maniera ambigua, allora i nostri bambini li perdiamo. Un’altra cosa che possiamo fare è quella di guardarci allo specchio e chiedersi se veramente siamo dei buoni esempi per i nostri figli o se siamo coerenti con le cose che chiediamo loro.
Leggiamo loro ancora qualche fiaba…