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Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e Francesco Russo

Trieste, elezioni 2021 ancora sul filo di 5000 voti? E quelle incognite di ritorno…

Alle elezioni amministrative del 2016 al primo turno Dipiazza ottenne 39.493 (il 40,80%) e poi vinse il ballottaggio con 44.845 voti (52,63%). Il suo sfidante Roberto Cosolini che al primo turno prese28.275 (29,21%) al ballottaggio recuperò molto, e con 40.361 voti arrivò al 47,37%.

In pratica Dipiazza vinse per 4.500 voti e contribuirono al suo successo i voti dei quartieri di Valmaura e Servola ma, allora, era
ancora aperta la questione della Ferriera. Alle elezioni regionali del 2018 il centro-destra si confermò maggioritario in città ottenendo il 56,69% dei voti (in termini assoluti 40.472 voti), il centro-sinistra ottenne il 33,72 % (24.075 voti) e il Movimento 5 Stelle il 9,59 (6.849 voti).

Alle elezioni europee del 2019 i partiti del centro-destra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) ottennero il 47,36 % (39.901 voti), quelli del centro-sinistra il 37,81% (28.454,00 ma includendo anche il Partito Comunista e La Sinistra) e i 5 Stelle l’11,66% (9.821).

La serie storica dei dati degli ultimi anni conferma che il trend elettorale della città è di centro-destra, che i partiti di centro-sinistra (tutti assieme) possono contare su un consenso che si aggira attorno al 37/38% dei voti e che il Movimento 5 Stelle, un anno fa aveva un consenso superiore al 10%.

Alcune cose probabilmente sono cambiate in quest’ultimo anno: la Lega dovrebbe seguire la tendenza nazionale che la vedrebbe in calo, Fratelli d’Italia potrebbe aumentare i suoi consensi, resta l’incognita del consenso dei movimenti di Renzi e Calenda e delle formazioni locali di Bini (Progetto FVG) e ora del nuovo movimento di De Gioia, Bandelli e Saro che alle regionali del 2018 contribuirono alla raccolta dei 3.471 voti di Progetto FVG (4,86%) e che ora corrono per sottrarglieli.

Proviamo ad ipotizzare: il centro-destra a Trieste ha uno zoccolo duro di 40.000 voti (anche tendendo conto del calo demografico e del minor numero di elettori). Il centro-sinistra di 28/30000 voti. I Cinque Stelle di 10.000. Con la candidatura a Sindaco di Dipiazza, avendo alle spalle un centro-destra unito, parte con una invidiabile sicurezza: il 40% dei consensi e, più o meno 40.000 voti. Se non riuscisse nel “colpaccio” di essere eletto al primo turno (possibile solo se il centro-sinistra non trova un candidato credibile, si sfarina in mille rivoli e crollano i 5 Stelle e se liste civiche in suo appoggio sono così credibili da sottrarre voti allo schieramento avversario).

Il centro-sinistra, al contrario si presenterà, al primo turno, diviso. Oltre al PD e al suo candidato (sarà Francesco Russo?) , ad eventuali liste d’appoggio (è noto che lo stesso Russo sta lavorando per organizzare una sua “civica” – Porto Franco?) certamente Riccardo Laterza e il movimento Tryeste saranno autonomamente della partita (in grado di raccogliere il consenso di un’area che fu di Sel, di una sinistra alternativa al PD anche se il suo movimento tende a presentarsi come aideologico e forte della presenza di molti giovani) e va ancora capito se la Lista Saro/Bandelli/De Gioia sarà autonoma (come pare) dal centro-destra e se sarà in grado di convergere, eventualmente su Russo, se dovesse candidarsi.

I 5 Stelle andranno soli? Forse si e il loro consenso potrebbe essere l’ago della bilancia per evitare il 50% al primo turno. Molto probabilmente, stando così le cose, i “giochi” si faranno al ballottaggio e lo scontro centro-destra versus centro-sinistra si
giocherebbe su 5/6 mila voti se, come nel 2016, l’elettorato “grillino” votasse in maggioranza per il candidato di centro-sinistra e se una sinistra “diversa” dal PD accettasse di dare indicazioni (cosa non scontata) per il candidato di quel partito.

In realtà una delle scommesse è se qualche movimento che tradizionalmente gravita nell’area di centro-destra si dovesse staccare
dalla casa madre come successe alla prima elezione di Cosolini, dovuta alla Lista di Bandelli che sottrasse voti al centro-destra e fece il bis l’anno dopo consentendo l’elezione della Serracchiani.

Gira e rigira il pallino torna nelle mani, questa volta, di Saro/Bandelli/De Gioia. L’eterno immutabile. Ma sono ancora credibili? Hanno ancora la forza elettorale di spostare da una parte all’altra qualche migliaio di voti?

C’è forse un’alternativa. Come ai tempi di Illy se si creasse un movimento civico, trasversale, che sappia indicare obiettivi
programmatici non scontati e innovativi e in grado di presentare una classe dirigente nuova, meno logorata, potrebbe raccogliere quel senso di malessere, frustrazione ma anche di futuro che cova sotto le ceneri.

Si è affacciata Trieste 2030 con Alberto Pasino ed un gruppo di suoi amici. Dovrebbe diventare l’interlocutore naturale di chi guarda con curiosità a Calenda e a Italia Viva. In fin dei conti si tratta di elezioni locali nelle quali le casacche nazionali potrebbero essere messe in secondo piano.

Impresa difficile, partita in sordina e resa difficile da questi tempi di “distanziamento sociale” che non favoriscono le aggregazioni di nuovi movimenti ma avrebbe il pregio di non far girare sempre gli stessi nomi che portano sulle spalle il peso della situazione attuale.

Vedremo.

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