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Il logo della banca Fineco

Troppi soldi nel conto? E la banca lo chiude!

In questi giorni i correntisti di Banca Fineco stanno ricevendo comunicazioni da parte della banca che li informa che i loro conti correnti sopra i 100.000 euro sono a rischio chiusura a seguito della facoltà dell’istituto di avvalersi del diritto di recesso unilaterale, ai sensi dell’art.118 del Testo Unico Bancario. Sostanzialmente in tale missiva avente ad oggetto “proposta di modifica unilaterale” del contratto di conto corrente, la banca evidenzia il proprio diritto di recedere dal rapporto bancario qualora nei tre mesi precedenti concorrano simultaneamente tre condizioni e cioè:

1. la presenza del conto di una giacenza uguale o superiore a 100mila euro

2. assenza di qualsiasi forma di finanziamento (a titolo esemplificativo e non esaustivo: mutuo, prestito personale, Credit Lombard), anche se già concesso ma non utilizzato ad eccezione delle carte di credito

3. assenza di qualsiasi forma di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrato”

In buona sostanza, gestire un conto corrente con somme rilevanti non è conveniente per la banca e quindi chi dispone sul proprio conto corrente della suddetta cifra e non compie nessuna operazione di prestito e finanziamento viene tagliato fuori.

Il motivo lo spiega la stessa Fineco, scrivendo che nel corso del 2020 l’Euribor ha proseguito la discesa e sulla scadenza a 1 mese è arrivato al -0,553% a febbraio, con la prospettiva che la risalita non avvenga in tempi brevi. La politica monetaria della BCE renderebbe onerosa la gestione della liquidità, specie depositata sui conti correnti.

Per comprendere questo fenomeno va spiegato che proprio la BCE (Banca Centrale Europea) ormai da alcuni anni sta imponendo tassi negativi sui depositi “overnight”, attualmente al -0,50%. Tale tipo di depositi sono quelli che le banche fanno presso la BCE stessa investendo a brevissima scadenza (overnight) gli eccessi di liquidità che, anziché produrre interessi a favore dei depositanti, vengono di fatto “tassati” tramite l’addebito di interessi a favore della BCE.

Risulta quindi evidente come le banche non abbiano, a tutt’oggi, alcuna convenienza ad attirare troppa clientela specie se molto liquida e non avendo soggetti a cui prestare il denaro raccolto, a causa dell’acuirsi della stretta creditizia imposta dalle conseguenze della crisi pandemica ed economica, finirebbero per doverlo parcheggiare presso la BCE, subendo la perdita sopra spiegata.

Da qui, la decisione di Fineco di disincentivare l’apertura e il mantenimento di conti correnti con eccessiva liquidità. Certo il correntista potrebbe sempre aprire un altro contro presso altra banca depositando la liquidità in eccesso oppure investire una minima quota in un qualche prodotto di Fineco stessa seppur a discapito della libertà di scelta del risparmiatore stesso su dove e se allocare i propri investimenti.

Invero si pretende che il cliente investa in altri prodotti bancari più redditizi (per la banca) e nel contempo il legislatore cerca di ridurre l’uso del contante con incentivi per i pagamenti digitali e limitazioni al cash.

Tuttavia va osservato che se nessuno più usasse il contante tutto il denaro passerebbe esclusivamente dalle banche le quali però, ritengono oggi di avere il diritto di limitare la liquidità massima detenibile dal singolo cliente. Per completezza di cronaca, va anche detto che misure analoghe, anche se meno drastiche, sono state prese da altre banche proprio per disincentivare tali
giacenze oversize.

BPER Banca ed Unicredit da alcuni giorni sui conti correnti di nuova apertura di p.iva ed imprese, superiori ai 100mila euro applicano una commissione ad hoc. Bnl addebita un costo di mille euro al trimestre per i conti delle imprese che hanno una giacenza media superiore al milione.

L’aspetto forse paradossale è che i 1.745 miliardi di euro oggi depositati nelle banche da famiglie e imprese italiane (record storico, con un aumento di quasi 200 miliardi in un anno) sono diventati un problema. Per le banche innanzitutto.

Come spiega bene Fineco nella sua lettera: a causa dei tassi di mercato negativi, un conto di 100mila euro costa alla banca per la gestione della liquidità 24,5 euro al trimestre in più rispetto a fine 2019. L’alternativa sarebbe la soluzione adottata in altri Paesi europei di addebitare tassi negativi ai depositi in c/c ma le banche italiane per ora sembrano resistere ripagandosi dei tassi negativi BCE con rialzi su spese e commissioni alla clientela.

Un ragionamento finale va fatto infine considerando come anche per il cliente tenere troppi soldi depositati a tasso zero non sia certo conveniente anche a prescindere dalla rischiosità dei mercati finanziari che, va detto, con un’adeguata educazione finanziaria in capo all’investitore potrebbero invece offrire certamente più interessanti opportunità.

Paolo Emilio Quaggetto – avvocato

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