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Una veduta di Lignano Sabbiadoro

Uominicchi: chi stupra è ignorante e con poco testosterone

Uominicchi

In questi giorni che dovrebbero essere dedicati alle gioie e alla spensieratezza, è tornato alla ribalta un triste fatto di cronaca che di tanto in tanto macchia le pagine dei quotidiani e scuote le nostre coscienze. Mi sto riferendo alla stupro di gruppo accaduto pochi giorni fa a Lignano.

La storia la conosciamo tutti: un branco si accanisce nel peggiore dei modi su di una ragazzina loro coetanea. La prima reazione, quella viscerale, dinnanzi a questi orrendi fatti è quella violenta, quella definitiva verso chi si permette di rovinare per sempre la vita di una giovane creatura macchiandosi di un crimine immondo. Poi, per fortuna, sopraggiunge in mio soccorso la mia forma mentis di psicoterapeuta che suggerisce alle mie stanche sinapsi tutti quegli studi scientifici che hanno dimostrato che gli stupratori sono carenti di testosterone.

Dunque, chi si macchia di un reato simile sembra proprio sia sprovvisto di quello specifico ormone tanto caro a noi maschietti. Questo dovrebbe essere un bel messaggio: “Non sei un vero uomo, nemmeno a livello biologico!”. Il testosterone dà forza e vigore al maschio, gli permette di conquistare territori, posizioni e, perché no?, anche una fanciulla. E’ il testosterone che guida la mano a scrivere una poesia d’amore oppure a cogliere una rosa non curandosi delle spine.

Erano sprovvisti di tale ormone i ragazzi quando abusavano della ragazzina e lo erano anche quando si sono chiusi nel bagno a frignare quando il padre di lei voleva prendersi la sua vendetta dopo aver sfondato la porta dell’appartamento. Cinque maschi testosteronici avrebbero affrontato un uomo solo, voi che ne dite?

Ma se allarghiamo un po’ il focus, noterete certamente che viviamo in una società violenta dove la prepotenza, a volte, viene ritenuta una virtù. C’è violenza nei social, nelle scuole e soprattutto nelle famiglie. I nostri ragazzi, sempre più soli, non hanno sviluppato le mappe emotive che dovrebbero servigli per orientarsi nel mondo, verso l’empatia e verso i sentimenti. Non si rendono conto del danno che possono provocare, credono si tratti di una bravata e molte volte vengono anche coperti e difesi dai loro cari genitori.

Ce lo ricordiamo tutti di quel video infame, dove un genitore famoso urlava l’innocenza del suo amato e bravo figliolo (e dei suoi amichetti) mettendo in dubbio la moralità della vittima?

Scrivo appositamente queste righe dopo qualche giorno, proprio quando i riflettori di questa vicenda si sono già spenti, mentre dovrebbero essere ancora lì puntati. Non dobbiamo far finta che queste cose non succedono o che accadano perché le ragazzine vanno in giro poco vestite e si fanno i selfie su instagram.

Queste cose succedono perché i nostri ragazzi non sono stati educati nel rispetto degli altri, ai sentimenti e all’intelligenza emotiva. Sono così perché forse noi adulti ne sappiamo ancor meno di loro.

E allora che fare?

Credo che tutti quanti dovremmo fermarci a riflettere sui nostri sentimenti, sulla capacità di riconoscere le nostre emozioni e il diritto dell’altro. Dovremmo insegnare ai nostri figli maschi quali sono i modelli sani da seguire e alle nostre figlie quali sono le armi per difendersi dai lupi.

I riflettori si spegneranno inesorabilmente ma cerchiamo di camminare assieme anche nel buio più fitto.

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