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Il Ministro della Salute Roberto Speranza

Vaccini: guerra tra Stati per l’antidoto a malattia…ed economia

La guerra dei vaccini in corso è e sarà sempre di più una battaglia tra Stati per ottenere il prima possibile l’antidoto non solo alla malattia ma anche all’economia. Chi possiede il vaccino avrà la possibilità di riaprire e far ripartire l’economia il prima possibile posizionandosi in vantaggio rispetto agli altri competitor internazionali.

Non sorprende più di tanto che l’Austria e la Danimarca si siano staccate dalla Ue e abbiano lanciato una
cooperazione con Israele per ottenere dosi vaccinali indipendentemente dai negoziati che la Commissione europea ha intrapreso (con scarso successo) con le case farmaceutiche. Gli Stati europei si stanno accorgendo di essere in ritardo e cercano di risolvere la situazione bilateralmente senza passare da Bruxelles. Una vera e propria débâcle per l’Unione europea che aveva fatto dell’acquisto dei vaccini una bandiera dell’efficienza comunitaria anche nei confronti del Regno Unito post-Brexit che sul numero dei vaccini sembra surclassare l’Ue (dalle parti di Londra però prescrivono la mono dose a differenza dei Paesi europei).

Ma è tutta colpa di Bruxelles? Non proprio. Da una parte le case farmaceutiche non hanno mantenuti i patti e hanno promesso una produzione vaccinale che non sono riusciti a garantire. Dall’altra certi governi (compreso quello italiano) non hanno saputo predisporre dei piani nazionali per i vaccini efficaci e molte dosi – comunque poche – che venivano fornite da Bruxelles non venivano utilizzate a causa della disorganizzazione nazionale.

Proprio nell’ultimo Consiglio europeo – la riunione dei capi di Stato e governi dei Paesi Ue – il neo Presidente del Consiglio Draghi ha fatto delle forti pressioni affinché vi siano delle pressioni politiche perché le aziende farmaceutiche rispettino i patti. Qualora queste continuassero a non fornire i vaccini pattuititi allora Draghi ha incominciato a parlare di un blocco dell’export dei vaccini prodotti su suolo europeo poiché aziende come la Pfizer (Usa) e AstraZeneca (UK) hanno i loro stabilimenti in Belgio, nell’Europa continentale.

Allo stesso tempo, il Ministro per lo Sviluppo economico Giorgetti ha incontrato le case farmaceutiche
italiane per capire come lo Stato italiano possa supportare le imprese nostrane per una produzione nazionale di un vaccino al Covid-19.

Due mosse del governo italiano che vanno nella giusta direzione: da una parte Draghi fa la voce grossa con le case farmaceutiche e con l’Europa, dall’altra una produzione nazionale del vaccino potrebbe risultare utile all’Italia poiché ancora non sappiamo se saremo obbligati a fare dei richiami o dovremo iniettarci alte dosi qualora gli effetti del vaccino dovessero sparire.

Nel frattempo Paesi meglio organizzati come Stati Uniti e Israele stanno facendo delle campagne di vaccinazione di massa e altri Paesi come Russia e Cina stanno utilizzando le donazioni di vaccini anche come arma geopolitica per aumentare la loro influenza in alcune aeree del mondo, anche ai nostri confini.

Tutto quello che avrebbe dovuto fare per tempo l’Europa ma che purtroppo l’ha vista nuovamente da spettatrice.

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