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L'avvocato Gianfranco Carbone

Una nuova civica per Trieste? Il sibillino Carbone e i 4 amici al bar…

Eravamo quattro amici al bar che (non) volevano cambiare il mondo. Il bar era non solo un luogo pubblico ma frequentatissimo da curiosi della vita politica triestina e poi, quel giorno, in contemporanea, al Caffè San Marco “Un’altra Trieste” aveva organizzato una sua manifestazione sui “buchi neri della città”.

Ma si sa i “buchi”, anche se neri, attirano meno curiosità di un gruppetto di una decina di persone che discutono (nemmeno animatamente) in fondo ad una sala. Chi c’è? chi non c’è? I giudizi per sottrazione servono a capire meglio quello che sta
succedendo. C’è quello e non c’è quell’altro. Tirando la riga del minimo comun denominatore delle presenze si raggiunge la certezza: parlano di politica.

Ed era vero.
Ma evocare la “politica” a ridosso di un anno elettorale per l’elezione del nuovo Sindaco accende la capacità interpretativa di ognuno. Saranno di centro-destra o di centro-sinistra? Appoggeranno Roberto Dipiazza o Francesco Russo o qualche altro? Non è che si sono messi in testa di candidare qualche persona ancora nell’ombra come terzo incomodo? E poi faranno una lista? Da soli, legati a qualche schieramento?

Ognuno dice la sua ed è in grado di svelare le parole e le confidenze che ha raccolto. Le voci corrono. I più vengono riconosciuti e gli altri chi sono? Se c’è “lui” è chiaro il gioco.

I 4 quattro amici al bar in realtà pensavano “di essere destinati a qualche cosa in più che a una donna ed un impiego in banca” . Covid e post Covid, crisi e recovery fund, futuro (quando: 2030) le prospettive di una comunità, pensando anche ai propri figli che se ne vanno o se restano corrono il rischio di essere avviluppati nella rassicurante ovatta del buon vivere che non si sa fino a quando potrà durare.

Si parlava con profondità non di “anarchia e di libertà” ma di Trieste e soprattutto del “che fare?”. Anche questo è un indizio. “Vedi sono di centro-sinistra! Ma no c’era anche lui che è un moderato, votava per Antonione”. I quattro amici al bar, tra “un bicchier di coca ed un caffè tiravano fuori i loro perché e proponevano i loro farò”. Perdiamo un po’ di tempo, si son detti.

Cerchiamo di capire se c’è qualche idea per il futuro di Trieste. Come? Costituiamo un’associazione (Trieste 2030, appunto) e cerchiamo di parlare con chi sa. Forse possiamo dare un contributo per rendere meno casuali le scelte. Vedremo. Ma la “politica” non è più questo. Se non c’è un leader, contrapposizione degli uni contro gli altri, se non scorre il sangue non c’è notizia.

Presunzione? Forse. Ma i quattro amici al bar vanno avanti. Non dichiarano di stare nè di qua nè di là, non hanno nascosto nel taschino alcun candidato Sindaco, non appoggiano nessuno. Per ora almeno, alla fine la “politica” è anche scelta e non solo programmi e contenuti.

Faranno flop? È nelle possibilità. Ma anche no. Se verranno fuori buone idee forse qualcuno le discuterà. Per ora i quattro amici al bar sperano, smentendo la canzone di Gino Paoli, di non diventare tre anche perché nessuno si deve impiegare in una banca né
andare con la “donna al mare” (per parità di genere con “un uomo al mare”) ma credono di diventare cinque, sei, sette…. Perché o “hanno già dato o stanno ancora dando” e non hanno bisogno del palcoscenico.

Sperano di fronte ai tanti che stanno a casa, spettatori del match sul ring della politica che almeno altrettanti parlino “di individui e solidarietà” , propongano i loro “perché e i loro però” capiscano che è venuto il momento di parlare “con tenacità di speranze e possibilità”.

Tra un bicchier di whisky ed un caffè.
Se dovessero farcela…sai che risate.

Gianfranco Carbone

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