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Luca Zaia in conferenza stampa

Coronavirus dalla A alla Z: alfabeto di un’emergenza

A come Autocertificazioni
L’incubo di toner e stampanti. Diciamocelo: abbiamo perso il conto di quante volte siamo stati
costretti a rinnovare i lasciapassare che garantivano la possibilità di muoversi senza farci sentire
degli evasi. Comunque la pensiate, se si è arrivati a dover normare il buon senso c’è poco da
sorridere.

B come Bare
L’immagine simbolo nel periodo più buio. I camion dell’esercito in fila nella notte spettrale di
Bergamo hanno fatto temere il peggio, raccontando di una città in ginocchio. Immancabili i
complottisti: “Una messinscena per creare il terrore”. Questi sì, meriterebbero la quarantena a vita

C come Conte
Il premier degli annunci su Facebook all’ora di cena e dei decreti sul filo di lana della scadenza, da
mettersi le mani nei capelli. Attese spasmodiche e accuse di decisioni incostituzionali. Ma pure un
discreto piglio, che nella sua precedente incarnazione, quella di capo del governo adombrato da
Salvini e Di Maio, non si era visto se non alla fine. In ogni caso, una gatta da pelare del genere non
l’avrebbe voluta nemmeno il peggiore dei suoi nemici.

D come Dpcm
Da misteriosa sigla a termine del linguaggio comune in tre mesi. Ora persino nonna Maria può
snocciolare virtù e difetti di un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Altro incubo
collaterale da Covid: pagine e pagine per cercare di capire chi apre, chi no, chi forse, quando,
come e perché. Chi si sposta e come si sposta, zone rosse e gialle. Senza dimenticare il carico
ulteriore delle ordinanze regionali, tanto per aggiungere commi ai commi.

E come Eventi rinviati
Mettetevi comodi, la lista è lunga. Dalle Olimpiadi agli Europei di calcio, dal Festival di Cannes ai
tour mondiali delle stelle della musica. Passando per appuntamenti cruciali come le elezioni.
Cancellati, rinviati, slittati. Come solo in guerra.

F come Figli
I bambini, dimenticati da tutti. Vittime collaterali della quarantena. Si poteva portare a spasso il
cane, il pargolo no. E quelle giostrine sigillate sono state a lungo un pugno nello stomaco. Un velo
pietoso infine sulla gestione della scuola e della didattica a distanza. In pochi casi ha funzionato
davvero. Bimbi e studenti allo sbando.

G come Governatori
Mai come in questi mesi i Presidenti di Regione hanno assunto un ruolo da protagonisti: scontato
Zaia, la pattuglia dei De Luca, Toti, Bonaccini & C. ha dettato spesso la marcia, scontrandosi in più
occasioni con il governo (basti pensare alle elezioni congelate) e strappando in alcuni casi lembi di
autonomia impensabili prima del virus.

I come Informazione
Un capro espiatorio si trova prima o poi. E nella maggior parte dei casi i giornalisti fanno questa
fine. Accusati di aver creato terrore, di “infodemia”. Che le fake news si siano moltiplicate nessuno
lo nega. Ma appartengono, guarda un po’, al fantastico mondo libero di Internet. In questa
emergenza i giornalisti hanno fatto ciò che dovevano fare: raccontare. Piacesse o meno, la realtà
era davvero infernale.

L come Lombardia
Se cercate il contrappasso più evidente dell’emergenza l’avete trovato: il motore economico d’Italia
trasformato nel coacervo degli appestati. Con la vendetta del Sud consumata a decenni di
distanza: “Non li vogliamo, quelli del Nord”. Al di là delle polemiche, comunque, una gestione
sanitaria disastrosa e ritardataria.

M come Mascherine
L’abitudine inghiotte tutto, ma se a gennaio aveste detto a qualcuno che i “dispositivi di protezione
individuale” sarebbero diventati un accessorio del quale non poter fare a meno, vi avrebbero dato
del pazzo. Nei primi tempi la corsa alla mascherina pareva quella dei cercatori d’oro del Klondike.

N come Nonni
Ne abbiamo persi tanti, in questa guerra. Migliaia di volti e storie, vite concluse nel girone infernale
delle terapie intensive o nel silenzio agghiacciante delle case di riposo: con un tubo in gola, a
caccia di un respiro, lontano dalla carezza di un familiare. E maledetto chi ha pensato: “Tanto
muoiono solo i vecchi”.

O come Ospedali
La trincea del conflitto, assieme alle case di riposo. Viavai di letti, e posti che non si trovano più,
decidere chi deve vivere e chi no. Rischiando in prima persona. Quanto si dice da mesi non è
retorica: medici, infermieri e operatori sanitari sono stati degli eroi.

P come Pipistrello
O pangolino, se volete. L’ultima ricerca più attendibile, effettuata negli Usa e pubblicata da Science
Advances, indica la nascita del Covid-19 come un mix di geni ereditati dai due animali. E lo
svilupparsi della pandemia sarebbe causato dal salto di specie del virus tra le bestiole e l’uomo.

Q come Quarantena
“Andrà tutto bene” e arcobaleni esposti in terrazza. Poi l’isolamento si è fatto sentire, e tanti si sono
trasformati in delatori come nemmeno i collaboratori della Stasi nell’ex DDR. Quarantena a due
facce: ha portato alcuni a riscoprire dei valori, altri a ingigantire le proprie frustrazioni.

R come Recessione
Lo scenario di fronte a noi. Se la metafora ricorrente è quella della guerra, ora ci sono le macerie.
Per Bankitalia una perdita del Pil stimabile al 13 %. Turismo azzerato, lavoro svanito. Ci vorrà ben
più dei decreti finora visti da Palazzo Chigi. La bomba sociale è già innescata.

S come Smart working
Il Coronavirus lascia anche opportunità capaci di restare nel futuro. Rivoluzione tecnologica per tv
e telegiornali (da Skype a Zoom, azzerata l’assenza fisica degli ospiti) ma soprattutto il lavoro da
casa. Necessità che diventa risorsa, anche dopo il lockdown. Sperando che qualcuno non se ne
approfitti.

T come Tamponi
La parola forse più utilizzata in questi mesi assieme a “mascherine”. La strategia vincente del
Veneto ha già fatto scuola, vedi alla voce Vo’ Euganeo. Tamponi su tamponi per mappare il
contagio e circoscriverlo. Copiati da tutti, spesso troppo tardi.

U come Unione Europea
L’Europa è stata la grande assente di questo momento storico, almeno fino alla proposta del
Recovery Fund, che comunque non ha convinto tutti. Anzi. Quando le frontiere sono state chiuse,
è parso che la bandiera stellata perdesse i pezzi. Ed ora che si affrontano le riaperture dei confini,
il “via libera” a caso, senza una regia comunitaria, conferma il caos nell’Ue

V come Virologi
Da esperti a superstar, il passo è stato breve. Forse ne abbiamo visti e sentiti troppi, a fornire la
loro spiegazione. Il virus c’è, non c’è, è debole, è forte, è scomparso, c’è ancora, è artificiale. Si
contano sulle dita di una mano gli scienziati capaci davvero di lasciare un segno. Come il professor
Andrea Crisanti. Guarda caso, in Veneto.

W come Wuhan

Triste dover constatare come sia stata una pandemia colossale a fissare questa città nella cartina
geografica, ma tant’è. Ci ricorderemo chissà per quanto di una comunità mai sentita prima, vista
inizialmente lontana e poi sempre più vicina. “Qui come a Wuhan” il refrain dei giorni più terribili. E
quel laboratorio….

Z come Zaia
Vogliamo essere cinici? Il vero vincitore in tutta questa situazione è il governatore del Veneto. Un
alloro che Zaia non avrebbe certo voluto, ma la realtà è chiara: il migliore a gestire l’emergenza,
prima di tutto circondandosi di una squadra di esperti capace e innovativa. E poi, la presenza.
Oltre cento giorni di conferenze stampa per aggiornare su contagi e decisioni. Troppe, per
l’opposizione che parla di uno “Zaia Show” ad uso e consumo delle elezioni regionali. Ma gli
avversari non capiscono che mantenere il filo diretto con i cittadini è servito pure a non gettarli nel
panico nei momenti peggiori. E l’hanno compreso quasi tutti, ben oltre i confini del suo partito.

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