La strategia di Di Battista? Fare il Renzi del Movimento 5 Stelle

Lo scontro ai “vertici” del Movimento 5 Stelle in queste ore credo faccia intendere perfettamente quali siano strategie e posizionamenti del futuro.

Conte penserebbe a un suo partito (pesato dai sondaggisti 14%), oppure la guida dei grillini (che sempre secondo i sondaggi risalirebbero la china sino al 30%); Di Battista chiede gli stati generali, quelli del M5S, per decidere chi guiderà il partito. Patuanelli tace ma è tra i più accreditati per la leadership morbida e filo-Pd e addirittura si vocifera sia l’uomo giusto per la sostituzione di Conte alla premiership (ne abbiamo già scritto nei giorni scorsi).

In tutto questo Di Maio fa l’ecumenico e nel disperato tentativo di “proteggere” il dilagante Giuseppe Conte con il quale si guarda in cagnesco, dichiara: “non mi sembra che gli stati generali del Movimento siano la priorità del paese”. Come dire, freniamo i bollenti spiriti del Dibba, eterno rivale battagliero; per ora teniamoci Conte perchè “adda passà a nuttata”, in attesa di migliori scenari e magari con la possibilità di ricostruirsi un ruolo per guidare il direttorio.

Ma quello che appare chiaro nella strategia del “mai nato leader”, Alessandro Di Battista, è che il ruolo di grillo parlante nei grillini gli cade a fagiuolo. Un profilo da ultimo rimasto che interpreti quel pervicace intento di chavismo e ribellismo dal basso, ormai sopito in un Movimento che è di Governo da più di due anni.

E allora ecco la strategia: dichiarare, contestare, radunare le truppe e, guarda caso, fare opposizione interna in un Movimento che ha cambiato pelle. “Amen se Grillo non condivide la mia idea”, e così sia nella sua preghiera che sembra da estrema unzione di visibilità. Sembra tanto un certo Matteo Renzi sempre critico nei confronti del suo partito (quando era Pd), strategia che gli ha consentito la scalata ai democratici.

C’è una piccola differenza tra il “mai nato” e la leadership Renzi. L’ex sindaco di Firenza ha comunque dato prova di amministratore, discutibile, criticabile finchè si vuole. Ma la sua prova sul campo l’ha data: sindaco, presidente della provincia, premier e leader di due partiti. Uno che le decisioni le ha dovute prendere. “Dibba”? per ora resta il santone tutto viaggi, libri e statuette in legno.

Ferdinando Avarino

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