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Le immagini di una rissa a Venezia

Il disagio inconfessabile dei giovani di oggi

“Io e i miei compagni di classe siamo a casa da scuola e le strade sono piene di vecchi che fanno la spesa ad ogni ora del giorno. I bar, che si lagnano tanto, rimangono aperti: dentro e fuori ci sono persone col calice in mano e mascherina abbassata a molto meno di quel ca@@@ di metro di distanza.

Mio fratello, che ha 4 anni, vede i suoi compagni su zoom e la sua maestra gli legge una fiaba al giorno e può solo chiedergli com sta, come passa le giornate, se è contento di passare le mattinate a giocare con la nonna, se aiuta la mamma a cucinare e altre cose inutili. Mi dispiace per mio fratello e anche per la sua maestra che ha gli
occhi tristi. E me la ricordo, perché era anche la mia di maestra: era tutta vita, non era mai stata così arresa e sconfortata. Ma noi continuiamo a dover stare tutta la mattina davanti al computer, con le cuffie che mi spaccano le orecchie e mi inizia a fare davvero male la schiena a stare seduta nella mia cameretta per ore!

Che poi i professori ci riempiono di compiti perché tanto siamo in dad, e dunque pensano che siamo in vacanza! E continuo a non capire perché dobbiamo stare a casa proprio noi. Perché non facciamo come in Francia dove i ragazzi vanno a scuola e gli anziani si mettono in sicurezza a casa, oppure si vaccinano?

Qua invece si vaccina quel giornalista-influencer, che è bravissimo a fare la morale agli altri però poi salta la fila, e poi a mia nonna il vaccino ancora non arriva! Marco, glielo devi scrivere a quel tuo amico giornalista. Diglielo che siamo stanchi e arrabbiati!”.

“Certo che glielo dico a Ferdinando, puoi contarci.”

Un anno fa circa, scrivevo di quanto i ragazzi prendessero l’occasione della didattica a distanza come un’opportunità da cogliere, lo ricordo molto bene anche perché era il mio primo scritto qui su questo blog col quale in molti abbiamo iniziato a familiarizzare. Oggi invece mi ritrovo a scrivere di una realtà diametralmente opposta.

Quotidianamente mi trovo ad accogliere le parole sofferenti di molti ragazzi e genitori di bambini piccoli che stanno soffrendo per via di questa alienazione digitale. Un anno fa, quando la famigerata “prima ondata” colpì la nostra amata penisola, gli italiani hanno dimostrato compattezza e grande spirito solidale. Il sacrificio di stare tutti a casa per un bene comune ci ha scaldato il cuore e ne abbiamo carpito tutti il senso.

Ieri invece una giovane ragazza mi ha chiesto a gran forza di dare voce alla sua rabbia giovanile. Lei parla di rabbia, io però ho potuto scorgere un profondo dolore. Ma il dolore è troppo intimo per essere dato in pasto a chi, secondo la giovane, non si cura di lei e dei suoi sentimenti.

Personalmente e professionalmente sono davvero in difficoltà a raccontare la vecchia storia, quella che so dire a memoria: “le crisi sono delle opportunità da cogliere”, frasi retoriche alle quali stento anch’io a credere oramai.

Posso soltanto limitarmi a dirle: “Mi dispiace, non durerà in eterno”. Ma intanto il tempo passa e nessuno glielo potrà restituire.

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