Trieste, Russo si candida: “non sono di sinistra” e quelle firme che spariscono

Perchè Francesco Russo a un certo punto dell’intervista ci tiene a precisare “Non sono di sinistra”? (guarda il video qui sopra). E’ il dubbio che mi frulla in testa da ieri sera quando così risponde, quasi per scherzo, a un sms spedito da un telespettatore di Ring. Come mai l’ex senatore, da oggi soprannominato “Franco Russo” in virtù dell’associazione (Punto Franco) futura anima della sua lista, lascia scivolare questa dichiarazione?

E’ chiaro da tempo come il suo elettorato possa anche essere trasversale, per un profilo percepito di non certo “veterocomunista”, pronto a intercettare preferenze anche in un centro, centrodestra moderato. Eppure specificare una simile derivazione, proprio ora, è interessante e perfino pericoloso in un momento in cui si lancia la propria campagna elettorale sperando nell’appoggio anche dei partiti tradizionali. A cominciare dal Pd.

E qui sta il primo punto che precede il giallo delle firme mai vergate da alcuni a suo sostegno. Russo, ancora una volta, sembra dire: “Io parto, gli altri mi seguiranno”. Mossa giusta quando si è certi di avere una leadership incontestabile. Ma in politica vanno di moda i killer di leader. “Parricidi e delfinicidi”. Lo stesso vicepresidente del Consiglio Regionale è un noto “Pierino”, spesso al centro di scontri epocali con i Big e un solitario nel Pd al quale non ha risparmiato bordate con nomi e cognomi precisi.

Dunque: lui parte, dicevamo, con un profilo civico depurato di sigle, ma subito più di qualcuno si sfila. Per non indossare etichette, immaginiamo, e perchè sostenere quell’associazione guidata da Russo è come dirsi suo sostenitore ed elettore nella futura campagna elettorale. Stramba anche il presidente della Barcolana Mitja Gialuz, sempre in odore di candidatura da lui stesso accantonata.

Eppure il professore (Gialuz in questo caso), è membro dell’assemblea provinciale del Pd. Dunque un politico. Perchè allora sceglie il distacco da colui che con ogni probabilità e opportunità di schieramento sarà il candidato sindaco a Trieste da contrapporre all’uscente Dipiazza? Il primo retroscena è che prendendo una rotta lui, possa significare un cambio di vento nello stesso Partito Democratico. Là dove il “Pierino” non aveva risparmiato attacchi alla Serracchiani, compagna di Gialuz, e altri.

Poi ci furono le primarie del Partito Democratico di 4 anni fa, con la sfida improvvisa a Roberto Cosolini e forse una frattura mai sanata. Nessuno si aspettava realmente quel colpo basso a pochi mesi dal voto con l’inevitabile rischio di indebolire l’allora primo cittadino uscente. Non tralasciamo un altro aspetto: sullo sfondo c’è sempre l’ingombrante presenza di un altro vicepresidente, ma alla Camera, e si chiama Ettore Rosato. Leader di quell’Italia Viva che si è affrettata a sostenere Francesco Russo. E in politica le poche regole che vigono è che “un candidato troppo presto” è quello che non arriva alla fine della corsa. Può essere un disegno di Rosato nel caso in cui il Governo dovesse davvero vacillare?

Il vero punto, a mio parere, è il seguente. Il recordman di preferenze in Regione siamo certi voglia quell’etichetta? Si è sempre detto al lavoro per cambiare il suo partito dall’interno e non intenzionato a lasciarlo; ma qui la sfida deve essere civica “oltre i soliti steccati”, ha ribadito ieri sera. Quella delle migliori energie della città, come più volte sostiene. Oggi che i grillini sono ridimensionati, ma al Governo con il centrosinistra, Forza Italia appannata mentre la Lega non è detto possa eguagliare gli exploit degli ultimi anni.

E se quindi Russo partisse per una rotta tutta sua?

Ferdinando Avarino

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