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La protesta per la scuola, ieri a Trieste

Il voto ai 16 enni? Oggi l’adolescenza si è allungata, per colpa dei genitori

Se chiediamo oggi ai giovani quali siano le loro priorità, dubito che rispondano: “Il voto anticipato ai sedicenni”. Qualcuno dirà: “Fare un festone di compleanno, perché i diciott’anni si compiono una volta nella vita!”. Un altro risponderà: “Andare a scuola… non se ne può più di stare davanti al PC tutto il santo giorno e mi mancano le risate con i compagni di classe”. Un terzo ribatterà: “Giocare a calcetto, andare a ballare, trovare un lavoro”.

L’idea di dare voce ai giovanissimi nasce dal desiderio di allargare la platea degli elettori (più di un milione sono i ragazzi tra i 16 e i 17 anni) e coinvolgendo gli adolescenti si controbilancerebbe anche l’elevata età media dei votanti in Italia.

Ma al momento, in piena crisi pandemica, economica, sociale e con l’Italia in zona rossa, non credo che il voto per sedicenni sia il diritto a cui gli adolescenti ambiscano di più, né il loro obiettivo a breve termine. I ragazzi, che da oltre un anno vivono nel mondo dei divieti e dei sensi di colpa, mi paiono più motivati a riprendere in mano la loro vita, la loro socialità e la loro istruzione… e forse su questo dovrebbe concentrarsi il lavoro di chi ci rappresenta in Parlamento.

I “Padri Costituenti” avevano previsto che la maggior età arrivasse a 21 anni e che al Senato si potesse votare a 25 e, se dovessimo fare un raffronto tra i giovanissimi degli anni ’40 e ‘50 e i millennials di oggi, direi, senza ombra di dubbio, che l’adolescenza si è allungata e la maturità ora arriva molto più tardi. Certo la colpa è anche nostra. Cresciamo i ragazzi nella bambagia, li proteggiamo all’infinito, non tagliamo mai il cordone ombelicale.

Il Covid inoltre ha aggravato la situazione, ha riempito i giovani di insicurezze e di paure e li ha resi più deboli nell’affrontare la giungla della vita. Personalmente vedo i sedicenni di oggi poco maturi e sprovvisti degli strumenti necessari per esprimere una
preferenza politica. Espertissimi di social media e devices, pochi sanno la differenza tra Camera e Senato.

In una società come quella italiana che non insegna né valorizza la cultura dell’autonomia e della responsabilità, la proposta del voto ai sedicenni mi sembra poco aderente alla realtà. Preoccupa, inoltre, il fatto che elettori più giovani difficilmente approfondiscono le tematiche, affrontano superficialmente i temi politici e sono influenzabili.

Infine, l’entusiasmo dei diversi schieramenti politici nel voler far votare anche la generazione dei giovanissimi non credo corrisponda ad un desiderio degli adolescenti stessi. I ragazzi oggi sono consci di non essere preparati ma hanno sete di vivere, di fare esperienza, di imparare. Vogliono poter disporre degli strumenti necessari per forgiare il loro personale pensiero, quello che li aiuterà domani ad essere responsabili cittadini e consapevoli elettori.

Perché alle urne bisognerebbe ricominciare ad andare orgogliosi di poterlo fare…

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