Non so se per una speciale sintonia tra donne, ma dentro di me una voce mi dice che meno male che alla guida dell’Europa c’è Frau Angela Merkel. Qualche volta la notte mi sono svegliata di soprassalto, con l’incubo che al posto di Frau Angela ci fosse l’odioso primo ministro olandese. Ma fortunatamente sono stati solo dei brutti sogni.

Nello scorso fine settimana abbiamo assistito a una maratona di trattative che avevano quasi la parvenza di un mercato: in palio non c’erano solo i finanziamenti da destinare ai Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia da Covid-19 e con migliaia di cittadini deceduti, quanto gli sconti da ottenere dall’Europa sui versamenti obbligatori da effettuare. Ed è qui che i cosiddetti frugali si sono manifestati in tutto il loro cinismo. Dalla iattura delle quote latte al mercato delle vacche, per l’Italia il passo è stato breve. Il Recovery fund alla fine era posto su un piatto della bilancia, mentre nell’altro c’erano i “rebates”, alias conti, che verranno applicati ad Austria, Olanda, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca per il quadro finanziario 2021-2027.

Alla faccia della frugalità, si tratta piuttosto di un opportunismo davvero squallido in un contesto politico, economico e sociale che ancora intendiamo chiamare Europa. L’Italia ha fatto valere le sue ragioni, anche andando a muso duro con l’innominabile premier olandese, ma purtroppo il leader del Paese famoso per i tulipani e i mulini a vento ha avuto la meglio su vari fronti: dalla riduzione dell’importo del Recovery fund assegnato al Belpaese, alla commissione che farà da controllore su come spenderemo quanto la Ue “generosamente” ci ha assegnato a partire dalla seconda metà del 2021.

Infatti, se un 10% del finanziamento arriverà tra qualche mese, per il resto ci sarà da aspettare un anno. Giusto il tempo per vedere entrare dalla finestra quel fatidico Mes a cui tutti i Paesi europei con piacere chiudono le porte. A me sembra una gran presa in giro.